martedì 24 novembre 2009

Un vero ribelle

Oggi mi sono sentito un vero ribelle.
Intorno alle 13, insieme ad un collega, sono andato a mangiare un panino al bar sotto l'ufficio. E... niente! Già il solo fatto di aver usufruito della pausa pranzo può essere considerato atto di ribellione. Infatti, dopo aver letto l'intervista al ministro per l'attuazione del programma Rotondi mi sono fatto l'idea che mangiare durante la pausa pranzo sia un'azione antigovernativa :-).
Propongo al ministro altre idee, sempre volte all'incremento della produttività.
La prima è la soppressione della possibilità di andare in bagno durante l'orario di lavoro. Per realizzarla senza spiacevoli inconvenienti, basta sostituire tutte le poltrone da ufficio con questa:I più attenti tra voi avranno notato l'apposito contenitore sotto la seduta, utile a contenere eventuali fuoriuscite di liquidi organici dal corpo dello schiav... ehm, del lavoratore.
Ci sono poi altre "ritualità" che rendono difficoltoso l'incremento del PIL. Ad esempio le malattie... bisognerebbe andare al lavoro sempre e comunque. Non parliamo poi dell'altro "rito" chiamato "ferie": un abominio, da abolire al più presto. Mi fermo qui, ma certamente Rotondi e i suoi degni compari sapranno trovare altre strane usanze da estirpare. L'importante è produrre.

domenica 25 ottobre 2009

un po' di musica...

In questi giorni sono stato malatissimo... ho avuto (credo) l'influenza "A" o suina, o maiala, che dir si voglia. Il fatto che io sia ancora vivo la dice lunga su due cose: l'effettiva pericolosità della malattia e l'incredibile prestanza del mio sistema immunitario. Scherzi a parte, avevo i linfociti un po' arrugginiti, visto che non beccavo un'influenza da circa 3 anni, ma nell'arco dei canonici 3 giorni di febbre a 38/39 la questione si è risolta. Credo di aver beccato quella pandemica, visto che della stagionale pare che non ci sia ancora traccia, in Italia. Durante la forzosa permanenza a letto, ho riscoperto un'attività che trascuravo da tempo...
eccolì lì i maligni, subito in agguato! No, non quell'attività. Dicevo, da tempo non ascoltavo musica. Cosa per me un po' strana, in quanto mi è sempre piaciuto molto sia ascoltare che suonare (con buona pace dei vicini) un po' di chitarra. Nella mia riscoperta del meraviglioso mondo delle sette note, ho rispolverato questo:



Si tratta di "Bridge over troubled water" scritta da Paul Simon e cantata da Art Garfunkel.
Il video non è certo un capolavoro... ma la canzone? Mi dà i brividi ogni volta che la ascolto. E' uno dei testi più belli che io abbia mai letto, unito ad una melodia semplice ed efficace. Infine, il buon Art ci mette del suo con una voce non proprio da buttare :-)
L'autore, Paul Simon, ha più volte detto come quel testo sia una dichiarazione d'amore per la sua prima moglie, Peggy Harper. Tuttavia io nel testo leggo soprattutto una sorta di "manifesto dell'amicizia": Quelle righe descrivono esattamente ciò che secondo me due veri amici dovrebbero offrirsi l'un l'altro in caso di bisogno.

martedì 29 settembre 2009

La legge dovrebbe essere uguale per quasi tutti

Ecco come dovrebbe essere modificata la famosa massima, secondo me.
E non perché i potenti di turno, come al solito, si fanno leggi e leggine appositamente per evitare la gabbia... ma perché l'essere umano è fondamentalmente cretino.
Leggo ieri che il celeberrimo regista Roman Polanski, nel 1977, a casa del suo amico Jack Nicholson ha pensato bene di ubriacare, drogare e sodomizzare una tredicenne.
Questo fatto ha un nome, si chiama "violenza sessuale su minore" con l'aggravante dell'uso di alcool e droga. E' un reato perseguito penalmente nel 90% del globo terracqueo, da ben più dei 32 anni trascorsi dal fatto. Per inciso, il buon Roman ha anche ammesso il fatto, salvo poi fuggire dagli states poco prima della pronuncia della sentenza di condanna. E per anni ha girato indisturbato in Europa: si parla tanto di lotta alla pedofilia, ma evidentemente nel suo caso qualcosa deve essere stato "dimenticato". Fino ai giorni scorsi, quando in Svizzera si sono accorti del fatto che c'è una richiesta di estradizione a suo carico, e lo hanno blindato.
E tutti a gridare allo scandalo!
Io avrei pensato che tutti si sarebbero indignati per il ritardo nell'acciuffare un latitante che, nel frattempo, ha vinto oscar e leoni d'oro, partecipando a centinaia di manifestazioni in giro per mezzo mondo. Come sono ingenuo... l'indignazione è dovuta al fatto che Polanski è una celebrità, quindi dovrebbe essergli evitata la punizione per lo stupro di una ragazzina. La maggior parte delle testate giornalistiche sottolinea questo fatto, e personaggi pubblici come Tornatore, la Bellucci, Bellocchio... promuovono un appello per la liberazione di Polanski. Ma allora, perché non liberare anche questo?
O magari anche questo.
A questo magari diamo anche una pacca sulla spalla, visto che la vittima era quasi maggiorenne.
Sarei indeciso se mandare dentro questo invece... sicuramente la perfida settenne lo provocava.

domenica 20 settembre 2009

Rieccolo!

Sono tornato.
So che molti di voi sentivano la mia mancanza, è quindi con sollecitudine che vi comunico il mio rientro. Le ferie sono passate velocemente: Rab è davvero un'isola splendida. Consente di divertirsi a tutte le tipologie di turisti: chi cerca le calette isolate, chi desidera le spiagge di sabbia frequentatissime, chi vuole camminare, giarare in barca, andare sott'acqua... insomma, gran bel posto per passare due settimane di relax. Mentre nel post precedente avevo messo una foto trovata in fretta sul web, qui sotto pubblico una delle foto scattate durante la vacanza:
Io e misspinna siamo stati fortunati anche per quanto riguarda il tempo: quasi sempre bello, temperatura tra i 23 e i 28 gradi, ventilato. Appena avrò messo a posto un po' di foto, produrrò un post un po' più dettagliato sull'isola e le sue bellezze.
Adesso mi devo preparare spiritualmente al rientro in ufficio...

giovedì 3 settembre 2009

Parole, parole parole...

Ma come, non eri in ferie?
Tranquilli, parto domani. Però oggi ho "staccato" la spina, e subito quella portentosa macchina pensatrice che mi ritrovo in mezzo alle orecchie ha prodotto alcuni collegamenti, che mi affretto a condividere con voi.
Ho seguito solo marginalmente la questione Boffo, nome che tra l'altro mi riporta alla mente le parole di un immortale brano degli Squallor, che quanto mai si adattano alla circostanza:

citazione da "Arrapaho":
"ottava in classifica era "Tu m'è scassat' a penna", di Borotti Boffi Gardani Nullo"

Non ho potuto fare a meno di notare l'utilizzo, da parte del suo principale detrattore, di una particolare tecnica della retorica, l'argumentum ad hominem.

cito da wikipedia:
L'argumentum ad hominem ... Consiste nello screditare un'affermazione o un'argomentazione attaccando la persona che la sostiene invece di confutare gli argomenti che questa persona ha esposto.

Sono giorni che ci scassano la penna circa la presunta omosessualità del Boffo, le sue vicende giudiziarie, le sue frequentazioni, i suoi agganci con le alte sfere ecclesiali. Ovviamente non una parola su quanto ha detto, se sia fondato oppure no... argumentum ad hominem, appunto.

D'altro canto, sono mesi che ci stanno frantumando gli zebedei con informazioni dettagliate sulla vita sessuale del premier, le sue frequentazioni di escort, minorenni, nani, giullari e ballerini.
Capisco che sia difficile parlare di cose serie, e che spettegolare è più divertente che lavorare.
Capisco anche che certe domande sia difficile farle (e non mi riferisco certo alle famose 10 domande di Repubblica, che possono essere archiviate sotto la voce "vediamo se riusciamo a fare come negli states, dove Clinton per un pompino per poco non ci rimette la poltrona")
Capisco persino che d'estate le redazioni si spopolino e che i giornalisti vadano in ferie.
Ma allora fermate le rotative, in televisione date Tom e Jerry invece del TG, e finiamola con questa pagliacciata.
Ne ho le palle ricolme di gossip e foto (bleah) del nostro beneamato premier dedito a frequentare gentili donzelle di tutte le età.
Giornalisti: attaccate Berlusconi per le cose che ha fatto e/o non ha fatto in quanto Presidente del Consiglio. Parlate delle leggi porcata, dei favori agli amici e agli amici degli amici, del conflitto di interessi, eccetera.
L'Italia non sono gli USA. Se andate a dire in giro che tromba a destra e sinistra, anche con minorenni, susciterete solo un malcelato senso di invidia tra i vostri lettori/spettatori.
Pensate a Berlusconi, in prima serata, intervistato da Vespa a reti unificate.
- "Presidente, ma lei ha avuto rapporti sessuali con Noemi Letizia?"
E lui, sorridente:
- "Solo una sera, in occasione del meeting dei ministri degli esteri del G32, ma dopo la terza il mio consigliere medico mi ha suggerito di smettere... sa, nonostante abbia il vigore di un ventenne, ho pur sempre passato i settanta!"
Applausi, grandi sorrisi, pacche sulle spalle.
Il problema non è che si sia trombato qualche ragazza più o meno "sovvenzionata".
Il problema è che sta facendo il culo a circa 60 milioni di italiani da qualche annetto, e non ha intenzione di smettere.


mercoledì 2 settembre 2009

Chiuso per ferie

Non mi sembra vero.
Domani sera sistemo alcune cosette, quindi stacco tutto e vado in ferie.
Per 15 giorni.
Mi sembra incredibile: sono 8 anni che non mi concedo 2 settimane consecutive di ferie.
Quindi, cari lettori... chi avesse assoluto bisogno della mia opinione su qualche argomento scottante, potrà trovarmi da queste parti:


Ovvero sull'isola di Rab, in Croazia.
Porterò libri da leggere, crema protettiva, costume, asciugamano e macchina fotografica. Niente computer, cerco di disintossicarmi almeno per 2 settimane all'anno :-) . Ovviamente porto anche misspinna, anche se lei avrebbe preferito tanto rimanere in ufficio a lavorare... a dire il vero, devo ancora capire se sono io che porto lei, o lei che porta me :-)
Ciao a tutti!!!

sabato 25 luglio 2009

Moriremo tutti?

I più assidui frequentatori di queste pagine, ovvero quei quattro gatti che hanno la pazienza di attendere le secchiate di saggezza che distillo goccia a goccia e che di conseguenza posso elargire con cadenza quasi mensile, si ricorderanno forse di un mio precedente post sul catastrofismo finanziario.
Era parecchio tempo fa, non si sapeva dove saremmo andati a finire... ecco qua la risposta: nella merda, tali e quali come eravamo prima della crisi. Ma oggi mi va di sparare un po' di cazzate sull'emergenza che sta tenendo tutti con il fiato sospeso: l'influenza suina.
Come molti di voi sanno, sono completamente privo di TV. Oddio, nell'ultimo mese la mia situazione è un po' cambiata: ho traslocato nella ex casa del babbo, quindi mi ritrovo con un lcd da 32 pollici e un abbonamento a Sky. Ho impiegato quasi un mese ad imparare come funziona il telecomando, anche perchè lo uso si e no 10 minuti a settimana. In compenso ho impiegato meno di 10 minuti a capire che la qualità dell'informazione televisiva è ulteriormente peggiorata. Credevo e speravo che si fosse toccato il fondo, e invece marca "bravo" ai vari direttori di testata, che sono riusciti a stupirmi ancora una volta.
Ricordo che qualche mese fa si cominciò a parlare di "influenza suina". Apriti cielo: la gente non comprava più salumi, costolette, si racconta di signore che hanno gettato le spazzole (fabbricate con setole del quadrupede impuro) giù dalla finestra. E a parte qualche passante col cranio ammaccato dalle suddette spazzole, l'influenza suina non ha causato vittime. Infettati: pochi. Morti in Italia: 0. Qualcuno si deve essere accorto che forse i media avevano un po' esagerato, e allora si è vista arrivare la fase 2: NON CHIAMATELA SUINA, C A Z Z O! Altrimenti gli allevatori si arrabbiano, la gente non compra carne di maiale, e ci tocca congelare i prosciutti in attesa di un'influenza bovina. Ricordo distintamente la speaker del Tg1, la bionda capellona, che disse una frase tipo:"nuovo caso di contagio da influenza sui... ehm, di tipo A in Spagna...". Ma "tipo A" rende poco, la gente pensa alla serie A e se la ride. Occorre individuare un nuovo nome, qualcosa che attiri l'attenzione del telespettatore... ci vuole un esperto. E l'esperto pontifica: trattasi di virus denominato H1N1... MERAVIGLIOSO! Sembra un'arma segreta, un qualcosa di oscuro e potenzialmente devastante, H1N1 funzionerà a meraviglia.
Ed eccoci arrivati ad oggi.
H1N1 su, H1N1 giù. Sintomi: raffreddore, febbre, nausea, inappetenza, vomito. Come la normale influenza... solo che questa si chiama H1N1. Ed è PERICOLOSISSIMA.
Il 4 per mille degli infettati ci lascia la pelle. Cazzo, il 4 per mille! Mica come l'influenza normale, che con un po' di tachipirina e due aspirine... come dite?
Anche l'influenza normale fa vittime?
Vabbè, ma mica... ah, il 2 per mille.
Quindi questa è un po' più cattiva del solito? E allora perchè tutto questo casino?

I nostri politici sparano minchiate e sbagliano le percentuali sula mortalità (0,4 per mille o 0,4 per cento?) mentre i nostri media rimbalzano da un'ostentato ottimismo alla paranoia allarmistica. Di una cosa sono certo: quando sarà pronto il vaccino, le industrie farmaceutiche faranno i miliardi (di euro) vendendo milioni di dosi a caro prezzo al nostro ministero della salute, che inizierà una campagna di vaccinazione senza precedenti... gratuita, ovviamente. Tanto, caro contribuente, il premio produzione per i dirigenti di Glaxo, Bayer e compagnia bella li hai già pagati con l'ultimo 730, grazie.
Tutto nel nome della sicurezza e della salute.
Sono andato a dare un'occhiata alle statistiche di mortalità di questo ceppo influenzale.
Parliamo del 4 per mille su scala mondiale. Nei paesi "civilizzati" andiamo dallo 0 al 2 per mille. L'influenza classica si porta via l'uno/due per mille dei malati. Da profano quale sono, non vedo molto fondamento in tutto l'allarmismo diffuso. Piuttosto penso che presto ci toccherà sorbirci una campagna di "emarginazione" per coloro i quali non vorranno vaccinarsi.
Se non sei vaccinato, non puoi volare in aereo.
Se non sei vaccinato, non puoi entrare a teatro.
Se non sei vaccinato, non trovi la fidanzata.
Se non sei vaccinato, sei un paria.
Se non ti vaccini, rompi le uova nel paniere a tutti quelli che, sul virus H1N1 e sulle conseguenze del panico indotto, ci si fanno la villa al mare.
Come avrete intuito, non sono un fan dei vaccini anti-influenzali.
Sarà che sono un uomo nel fiore degli anni, di sana e robusta costituzione, ma non vedo grande utilità nel vaccinarmi contro una cosa che alla peggio mi fa stare un paio di giorni a letto con la febbre. Cardiopatici, asmatici, anziani... giocano un campionato diverso, e trovo sia meraviglioso che abbiano la possibilità di vaccinarsi. Ma bambini e adulti sani, per favore... lasciate che il sistema immunitario faccia il suo lavoro. E che la natura faccia il suo corso, se proprio siete sfigati.

domenica 7 giugno 2009

Il bastardo che c'è in me...


...ogni tanto reclama le luci della ribalta.
Succede così, all'improvviso, e il mio lato buono non può far altro che soccombere e godersi lo spettacolo. L'ultima volta è stato in treno, circa due settimane fa. Solito trasferimento Trieste - Genova, con piccola variazione sul tema in quanto a milano mi attendeva il buon Alessandro per passare un pomeriggio in compagnia... comunque, dopo il tratto Trieste - Mestre, salgo sul treno Eurocity per Milano. Mentre il treno arriva, noto una signora sulla cinquantina, con una valigia più grande e più pesante di lei: mi sorge spontaneo un moto di solidarietà (potrebbe essere la mia mamma) e le carico la valigia a bordo, praticamente slogandomi una spalla.
Caso vuole che la signora abba il posto prenotato dall'altro lato del corridoio rispetto al mio. Dopo pochi minuti arriva una signora anziana, che in seguito scoprirò avere 83 anni, la quale si accomoda di fronte a me. Siccome sono noto per essere un gran chiacchierone, estraggo dallo zaino il mio libro e attacco a leggere :-)
Il treno è in ritardo di circa 20 minuti, e una delle due signore ne chiede conto al capotreno, che con un perfetto accento reggino, la informa che il ritardo è dovuto al ritardo del convoglio precedente. Allontanatosi il capotreno, le due mature passeggere attaccano un discorso di quelli che richiedono un numero dispari di interlocutori, ma in tre si è troppi.
Partendo dall'accento del capotreno, sicuramente non Padano, il discorso si avvia inevitabilmente lungo i binari del luogo comune, e con una tabella di marcia degna del miglior convoglio svizzero, le due cominciano a discuisire su questioni di immigrazione, scivolando inevitabilmente nel più bieco razzismo. Mi sono ovviamente pentito amaramente di aver aiutato la demente cinquantenne, e nell'incazzatura contingente nel mio cervello una vocina ha cominciato a sussurrare...
- "Marco, quando ti ricapita un'occasione così? Dai, chiudi il libro e fammi parlare..."
-"ma no, stai buono, potrebbe esserci qualcuno che conosci..."
-"Ma chi vuoi che ci sia, e poi vuoi mettere la soddisfazione?"
-"Vabbè, ma giusto dieci minuti, ok?"
E così, in sordina, mi sono introdotto nel discorso. Piano piano, senza scoprirmi troppo, altrimenti si accorgono che le sto pigliando per il culo... Ho cominciato raccontando un aneddoto di un'amica, aggredita in pieno centro da un extracomunitario. Poi son passato a descrivere le condizioni disastrate di certe vie del centro di Genova, "covo di spacciatori e papponi" invariabilmente appartenenti a razze non ariane.
Dopo 20 minuti, ero diventato il figlio/nipote che le due signore avrebbero desiderato: un fiero appartenente dell'Italica razza, smanioso di vedere campi di concentramento ed esecuzioni sommarie destinati agli inquinatori del nostro inestimabile patrimonio genetico. Chi mi conosce, sa quanto questi discorsi mi diano letteralmente il voltastomaco... ma per una volta, il bastardo che c'è in me l'ha avuta vinta. E mi ha aiutato a capire in che mondo di merda ci ritroviamo a vivere, circondati da "persone per bene" che per il semplice fatto che tu sei un "diverso" ti vedrebbero bene sotto tre metri di terra.
Prometto solennemente che se mi dovesse capitare di nuovo una situazione analoga, farò la parte dell'albanese ben integrato... ma solo dopo che gli interlocutori si saranno lasciati andare a frasi tipo "questi albanesi son tutti papponi e spacciatori".
Tra l'altro, tutte le mie cautele legate alla possibilità che le due si accorgessero della solenne presa per il culo si sono dimostrate inutili. Almeno in questo caso, era evidente come l'odio viscerale e la paura del diverso le rendessero assolutamente incapaci di riconoscere in me (apparentemente uguale a loro) un possibile nemico. Se avessi avuto anche giacca e cravatta, sarebbe stato ancora più facile.

domenica 17 maggio 2009

Calma e gesso, dicono i giocatori di biliardo.

Non sono un gran giocatore di biliardo... anzi, credo di aver fatto 3 partite in tutta la mia vita. Però il modo di dire che dà il titolo a questo mio post mi piace, e ho sempre cercato di applicarlo nei momenti in cui si deve prendere una decisione critica... Con alterne fortune, ovviamente.
Un post del blog di Tuttoqua mi ha fatto riflettere su alcune cosucce... e questa volta ho deciso di condividere qui le mie riflessioni, anche per togliere un po' di ragnatele dal blog. Diversamente dal solito, comincio il discorso dalla conclusione cui sono giunto: "è meglio prendere le decisioni con calma, e possibilmente non in stato di necessità".
Il post del buon Tuttoqua mi ha fatto tornare alla memoria un episodio di 12 anni fa... nel lontano 1997 sono stato contattato dal produttore di Francesco de Gregori, che cercava un tecnico del suono. All'epoca conoscevo alcuni musicisti e tecnici che erano stati ingaggiati per la tournée "La valigia dell'attore", e al momento in cui si rese necessario un uomo in più per le registrazioni live, fecero il mio nome. Ricevetti quindi una telefonata da parte del produttore, che mi propose un compenso X per fare tot date come "tecnico addetto alle registrazioni live". Accettai, e i primi di Giugno del '97 partii per Roma, dove si svolgevano le prove del tour. Giunto sul posto, mi sciroppai una settimana di prove, durante le quali presi confidenza con i registratori digitali. La vigilia del primo concerto il produttore mi chiamò in ufficio, per comunicarmi, tra le altre cose, che il mio compenso doveva essere ridotto del 20%. Non feci una piega: forte della mia posizione di "bambino ricco", ovvero di persona che lavorava per il puro piacere di farlo, risposi qualcosa tipo:"abbiamo detto X, e X deve essere. Io adesso prendo il furgone e torno alla sede delle prove. Il mio cellulare lo avete: se non ricevo una chiamata entro questa sera, domani mattina prendo il treno per Genova."
Mi chiamarono un'ora dopo, confermandomi il compenso pattuito precedentemente.
Ripensandoci oggi, mi rendo conto di come la produzione cercò di fregarmi... senza però considerare che la loro controparte non aveva assolutamente bisogno di quel lavoro. Recentemente ho visto ripresentarsi una situazione analoga ad un mio caro amico: lui è in cerca di lavoro, non perché abbia perso il proprio... ma perché desidera un miglioramento. E' stato contattato da una società per la quale ha lavorato in passato, e che gli ha fatto una proposta "media" sul piano economico, interessante sul piano professionale, salvo poi modificarla a suo svantaggio quando ha riscontrato un certo interesse. Lui per fortuna ha saputo/potuto gestire la situazione, ma sempre grazie al fatto di avere le "spalle coperte".
Infine la memoria mi ha riportato a galla un episodio avente come protagonista un "camallo" del porto di Genova, avvenuto oltre venti anni fa. Il camallo aveva oltre 30 anni di esperienza, ed era capo squadra. Guadagnava bene, diciamo circa tre milioni di lire al mese. Parlava genovese, italiano, inglese, francese... e si arrangiava con l'arabo. La società per la quale lavorava fallì, e lui cominciò a cercare impiego. Venne contattato da un terminalista, sempre a Genova, che letto il suo curriculum lo invitò per un colloquio.
Le competenze professionali c'erano tutte: esperienza, lingue, disponibilità... giunti a parlare del compenso, gli proposero settecentomila lire al mese.
Si narra che il dialogo proseguì così:
- "va bene, allora lunedì vengo verso le sette. Svuoto i cestini, dò una passata alle scrivanie, faccio prendere un po' d'aria all'ufficio e poi vado a casa."
- "ma come... non capisco. Lei è qui per coordinare il lavoro delle squadre di stivatori..."
- "Io per settecentomila lire vi faccio un po' di pulizie, poi vado a casa."
- "Ma scusi, non capisco questa ironia... lei è praticamente in mezzo a una strada"
E lui, ormai in piedi e diretto verso la porta:
- "Nu, in mêsu a 'na stradda ti gh'e ti e quella bagascia de teu muë." *
* - "No, in mezzo a una strada ci sei tu e quella puttana di tua mamma"

Siamo sempre lì: in genere chi è in una posizione di forza (o crede di esserlo) cerca di approfittarne, a scapito ovviamente della controparte che rischia di precipitare in una situazione ancora peggiore di quella nella quale già si trova.
La storia non ha insegnato molto a questi grandi imprenditori...



mercoledì 8 aprile 2009

Rieccomi

Alcuni sostengono che la scrittura sia un modo per dare sfogo al malessere di chi scrive (immagino uno scrittore seduto sulla tazza con le lacrime agli occhi per le coliche).
Altri invece ritengono che lo scrivere sia un modo per gratificare l'esibizionista che c'è in ognuno di noi. Io non sono sicuro del perché scrivo qui, ma sono sicuro che quando non scrivo è per due fondamentali motivi: mancanza di tempo, o mancanza di argomenti (o la somma dei due).
E' anche vero che recentemente mi sono preso una settimana di simil-ferie (lavoravo da casa) e che ho cercato, per quanto possibile, di disintossicarmi dal mondo e dalle sue follie. Siccome l'interfaccia del mondo verso di me è il PC, ho acceso il portatile lo stretto indispensabile... ma il mondo ha bussato prepotentemente alla mia porta con il terremoto in Abruzzo.
Ero a casa, bellamente spaparanzato sul divano che mi leggevo "Silenzio assoluto" romanzo di Frank Schätzing. Lettura leggera, adatta appunto alla disintossicazione. Mi sono mosso per girare pagina, e ho urtato il telecomando del televisore, che si è acceso su una edizione straordinaria del TG: La terra trema in Abruzzo.
Orpo, 'spetta un attimo che guardo che succede...
"Questa notte ore 3.30 blah blah blah terremoto 5,8 scala richter blah blah morti, feriti, dispersi... ZOT".
Riassunto: c'è stato un terremoto all'Aquila. Dove ero rimasto? Capitolo 4...



niente da fare.
E' come se ad un tossico in comunità, all'improvviso avessero fatto annusare l'odore della droga.
Lascio perdere il libro e accendo il PC.
Corriere della Sera, Ansa, Repubblica, tutti danno notizie sul sisma. Siccome detesto il modo di fare giornalismo sensazionalistico, mi limito a leggere i titoli, senza approfondire i casi umani che il "giornalista" di turno si ostina a propinare.
E qui apro una parentesi:

giornalista che chiede ad una signora, in lacrime:
- "signora, lei ha perso dei parenti?"
- "mio figlio, mia nuora, due nipotine..."
- "come si sente?"
Caro giornalista: devi ringraziare il cielo che la signora non ha la mia tempra, ma soprattutto la mia forza nelle gambe. Perché se mai (grattatina di balle) un giorno dovessi trovarmi nei suoi panni, e un sedicente giornalista mi chiedesse come mi sento, tirerei un rigore nei coglioni all'imbecille. Per poi invitarlo a raccontarmi quali siano le sue sensazioni.
Chiusa parentesi.
Scorrendo i titoli, scopro che un ricercatore del centro di fisica del Gran Sasso nei giorni scorsi è stato denunciato per procurato allarme da Bertolaso & C, in quanto aveva "predetto" lo scatenarsi di un sisma nella zona. Molto si è detto nei giorni successivi sulla questione.
Io mi limito a far presente alcuni fatti:

1) 20 anni fa, le previsioni del tempo erano appannaggio del colonnello Bernacca. Che non ci azzeccava quasi mai, nemmeno a 24 ore. Oggi abbiamo le previsioni del tempo settimanali, e sono ragionevolmente precise.
2) questo signore non ha "divinato" il futuro con l'ausilio di pendolini o tarocchi, ma osservando dei fenomeni fisici (che sono il suo pane quotidiano) mettendoli in relazione con una cosa che esula totalmente dai suoi interessi. E utilizzando uno strumento di misura autocostruito.
Gutenberg era un orafo ma ha inventato la stampa. Benjamin Franlin faceva il tipografo ma inventò il parafulmine, le pinne e l'ora legale. Il che mi fa pensare che anche se uno non è un esperto del ramo, può avere delle ottime idee.
3) il costo della ricerca di quest'uomo è infinitesimo, rispetto ai benefici che potrebbero derivarne.

Quindi a mio modesto parere sarebbe meglio prendere il ricercatore, fornirgli qualche decina di migliaia di euro, e vedere dove va a parare la sua ricerca. Se va male, abbiamo perso qualche spicciolo (e il ricercatore ha perso tempo e il proprio lavoro). Se va bene, otterremo uno strumento in grado di aiutarci a salvare migliaia di persone in futuro. A lui la gloria, all'umanità i frutti. Ma i nostri rappresentanti preferiscono chiudere la bocca in malo modo ad un potenziale genio, per continuare a raccogliere i cocci dell'ennesima distruzione "imprevedibile".

"lo sanno tutti che prevedere i terremoti è impossibile" tuonava il premier, con coro di Bertolaso, e sottofondo di Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia il giorno dopo il sisma.

Affermazione che mi ricorda molto la famosa presa di posizione di Ernst Mach, all'indomani delle scoperte di Albert Einstein:

"Non accetto la teoria della relatività, così come non accetto assolutamente l'esistenza degli atomi o di altri dogmi analoghi."


mercoledì 18 marzo 2009

Sulla forma

Premessa: il fatto che in questo mio post parli di "forma," non deve autorizzare il lettore a pensare che io mi interessi più della forma che dei contenuti.

Leggo sul Corriere della sera online che la Crisi porta le persone ad occuparsi nuovamente della forma di ciò che scrivono. Ne gioisco. Non della Crisi (che comunque, allo stato attuale dei fatti, mi ha portato solo benefici personali) ma del fatto che le persone riscoprano l'importanza della forma della parola scritta. Sono da sempre un talebano, su questo. Detesto chi scrive xkè invece di perché, hola invece di buon pomeriggio, oppure si inventa neologismi come "grati urgenziare" al posto di "Vi saremmo grati se poteste sollecitare". Sarà che nella mia precedente vita lavorativa facevo l'informatico, ma mi viene la pellagra quando vedo un media tecnologico (sia esso un SMS, una e-mail, un post su un forum...) mortificato con la totale mancanza di rispetto della forma. Questo vale anche per la carta stampata, anche se ormai ho perso la speranza che il modo congiuntivo venga correttamente utilizzato dai "professionisti" della parola.
Mi scappa da divagare ( © Dottordivago) un attimo...
Perché se uno di mestiere lavora con le giostre lo possiamo chiamare giostraio, mentre se uno per guadagnarsi il pane scrive o parla non possiamo chiamarlo parolaio?
Mi viene in mente il mitico Gilberto Govi, quando si riferiva ad una "signorina" che nella commedia "colpi di timone" tentava di ricattare suo fratello...
"Io faccio l'armatore, se per strada mi dicono armatore, io mica mi offendo, e' il mio mestiere. Quella là fa la... eh, non si può dire. Lo fa, ma non le si può dire, se no si offende!"
Chiudo la divagata ©, e torno alla forma.
Come amministratore/moderatore di un forum di motociclisti, mi capita abbastanza spesso di leggere frasi sconnesse, o sgrammaticate... ma quello che mi manda veramente in bestia è l'utilizzo scorretto del mezzo di comunicazione. Un esempio: tizio fa un panegirico di 200 righe su un fatto, e caio lo riporta in toto... scrivendo solo "quoto" in fondo. Caro caio: o scrivi quoto (al limite quoto in toto, che fa anche rima) o riporti solo la parte che condividi. O magari ti astieni dal comunicare a tutto il mondo la tua personale condivisione.
Non so se questa mia "mania" può essere legata al fatto che, quando ho iniziato a lavorare sui computer... ci si collegava con modem a 1200 bps. Per scaricare il solo testo di questo post, ci sarebbero voluti circa 30 secondi :-D. O magari tutto nasce dall'incontestabile vantaggio che si ottiene (in termini di tempo ed efficacia di comprensione) a rispettare le convenzioni che ci siamo dati in secoli di storia della parola scritta.
Con questo mi riallaccio a un mio vecchio post sul "quoting" delle e-mail...
Infine, sempre nell'ambito forma, vorrei farvi notare una cosa.
Provate a prendere l'autostrada A12 a Lavagna, e dirigetevi verso Genova.
In prossimità della prima uscita che incontrerete, potrete leggere sull'asfalto:

-->
LIGURE
MARGHERITA
SANTA

Il tempo che capiate che per Santa Margherita Ligure dovete uscire... siete già a Recco.
Lo stesso dicasi per l'immortale

-->
SERVIZIO
DI
AREA

non l'ho mai vista, ma immagino che a sud di Napoli farà bella mostra di sé una bella scritta

-->
STABIA
DI
-LAMARE
CASTEL-

Per favore, qualcuno dica alla società autostrade che l'uomo occidentale, da millenni, legge dall'alto verso il basso.

giovedì 5 marzo 2009

Circonvenzione d'incapace


Alcuni commenti al blog di TuttoQua mi hanno fatto venire in mente una cosa.
Le Signore Marchi (Wanna e Stefania) sono state condannate per truffa e circonvezione d'incapace.
Ma cosa è la circonvenzione di incapace?
Wikipedia riporta:

La circonvenzione di incapace è un delitto previsto e punito dall'art. 643 del codice penale. Consiste nell'abusare dei bisogni, passioni o dell'inesperienza di persona minore o in stato d'infermità o deficienza psichica, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto. Completa la fattispecie la circostanza per cui la condotta dell'incapace deve consistere in un atto dannoso per sé o per altri.

Quindi, se loro sono colpevoli, coloro che hanno dato dei soldi a queste due signore sono incapaci. Ovvero, dovrebbero essere dichiarati tali, e vedersi ritirare la patente, la tessera elettorale, ed essere assistite da un tutore. Del resto, se uno crede ancora nel malocchio, o che una crema possa far perdere 20 Kg, direi che ha proprio bisogno di un tutore. Di quelli bravi, eh...
Con questo non voglio dire che sia sbagliato condannare due truffatrici: troverei giusto però punire anche chi le ha aiutate a far quattrini a palate.

giovedì 26 febbraio 2009

La Griffe, questa sconosciuta...

Chi mi conosce di persona lo sa, ma tu, caro lettore... non puoi saperlo. Io sono uno che bada al sodo. Le cosiddette "Griffe" o "Firme" esercitano su di me lo stesso fascino di una seduta dal dentista.
Trovo che guardare le vetrine dei negozi sia eccitante quanto osservare una mano di pittura che asciuga. Anzi, a volte anche meno. Sono il cliente da sogno per i commessi: entro in negozio, indico un capo che mi interessa, chiedo:"c'è della mia misura?" se no, esco. Se si, misuro (solo quello... nessuna variazione è ben accetta) e se mi entra, lo compro. Niente indecisioni, traccheggiamenti, contrattazioni, richieste strane: mi serve un indumento, lo scelgo, lo compro. La firma che c'è sull'etichetta per me è assolutamente indifferente... sarà che sono cresciuto in una famiglia dove in passato c'è stato qualche momento di difficoltà, quindi ho ben presente quali siano le priorità.
E io sono fortunato: mio papà, ma ancor di più mio nonno (con il quale ho passato gran parte della mia infanzia) hanno vissuto momenti abbastanza critici, e i loro racconti hanno contribuito a far sì che io associ la parola "griffe" o "alta moda" a qualcosa di frivolo, inutile... e non adatto al sottoscritto, che non ha la villa al mare, Fevvavi o bavche a vela.
Questo non significa che io non sappia chi siano o fossero i vari Armani, Versace, Valentino, e tutta quella pletora di personaggi vagamente gai che si dilettano a disegnare quello che dovremmo indossare noi poveri mortali.
Ma un aneddoto forse vi farà capire bene il livello di attenzione che viene prestato dai miei cari alla questione "griffe".
Correva l'anno 1994. Dopo aver comprato la casa nel 1990, i miei nonni si decisero a fare un ulteriore sforzo per ristrutturarla, e dotarla di un "bagno" propriamente detto. Fino ad allora il bagno era un semplice stanzino con dentro una WC e un lavabo: per farsi "la doccia" occorreva scaldare l'acqua sul fuoco, e attrezzarsi con tinozze varie... insomma, un discreto casino. Una volta terminati i lavori di muratura/idraulica, andarono a comprare i rivestimenti. E per puro caso, acquistarono delle piastrelle "firmate" Renato Balestra. Per chi non lo conoscesse...

http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Balestra

Il prezzo era buono (fine stock) la qualità pure: fu così che la prestigiosa firma di Renato divenne testimone delle attività "balneari" della famiglia.


Dieci anni dopo...
Un pomeriggio sono a casa dai nonni, sto facendo due chiacchiere con "la vecchia" (che per fortuna non legge il blog, altrimenti per il solo fatto di averla chiamata vecchia mi farebbe un occhio nero). A un tratto mio nonno esce dal bagno dicendo:
- "...Renato Balestra... ma..."
E io penso:"vuoi vedere che s'è accorto di avere le piastrelle firmate?"
- "... Renato Balestra... ma u nu l'ea in zûgòu de ballon? " *
* ... Renato Balestra... ma non era un calciatore?

Dopo 10 anni si era accorto della griffe, salvo sbagliare clamorosamente l'assegnazione della stessa... tra le lacrime gli ho spiegato che Renato Balestra è uno stilista. Risposta:

"Tante musse pe' dui ciappelle..." **
** Tante palle per due piastrelle

E devo dire che la penso uguale, quando vedo la gente che si affanna ad accaparrarsi la merce in saldo ma "firmata": "Tante musse pe' dui strasse"

lunedì 23 febbraio 2009

E.R. - mitili in prima linea

Come ho già scritto, da giovane ho fatto il volontario in Croce Rossa, volgarmente detto "milite". Ma noi militi, viste le peculiari abilità di alcuni, ci auto-definivamo "mitili". Ne ho viste di tutti, anzi troppi, colori. Ma invece di soffermarmi su episodi più o meno truculenti, penso sia più divertente descrivere, per sommi capi, le tipologie di "astanti" con le quali il soccorritore viene a contatto. Anche se sembra strano (o forse no?) i comportamenti delle persone che vengono a contatto con i soccorritori durante un intervento sono sempre riconducibili ad alcuni grandi cliché... sarà la reazione allo stress, sarà la voglia di rendersi utili, la mania di protagonismo: fatto sta che scassano i maroni quasi tutti nello stesso modo...

L'esperto
E' forse il più pericoloso. Lui sa tutto. Sa come è successo l'incidente, conosce la famiglia dell'infortunato, ha un'opinione certa e incrollabile sulla terapia e sulle modalità del soccorso. Se glielo chiedeste, probabilmente saprebbe dare risposte anche ad alcune domande eterne:

Esiste Dio?
Come è nato l'universo?
Perchè la focaccia di Priano è più buona di quella della Mariuccia?

Generalmente spara delle minchiate pazzesche, la più abusata delle quali è (nel caso di incidente motociclistico) "Non toglietegli il casco che sennò gli si apre la testa". Il guaio è che in genere fa proseliti, e un paio di volte io e i miei ex colleghi abbiamo faticato non poco a "compiere il nostro dovere" a causa dell'esperto e dei suoi seguaci che ci ostacolavano. Per inciso: il casco ai motociclisti caduti va tolto (con apposita manovra volta a non compromettere le vertebre cervicali e altre ossa dell'area) per diversi ottimi motivi, ad esempio: consentire il controllo e l'accesso alle vie aeree, impedire che spostamenti della barella/ambulanza siano "amplificati" dal peso del casco, mettere correttamente un collare cervicale... eccetera.

Il protettivo
E' quello che non sa nulla, a parte una cosa: tu il mio amico/fratello/sorella/papà/figlio NON LO TOCCHI. Aspettiamo che arrivi il Dottor Ross o almeno l'infermiera Hataway. Tu, semplice barelliere del cazzo, non puoi nemmeno avvicinarti al mio congiunto. Che nel frattempo (fatto accaduto realmente) sta annegando nel proprio sangue dopo essere cascato (ubriaco) dal motorino. E quella volta, se il mio collega non avesse dato due spintoni al protettivo di turno, il centauro avvinazzato sarebbe andato molto velocemente a guardar crescere l'erba dal lato sbagliato...

L'apprensiva
in genere è una donna. A volte non è proprio immediato individuare la prima cosa da fare sul luogo di unincidente. Mentre stai cercando di capire come muoverti, l'apprensiva si preoccupa di qualcosa di futile... ad esempio allacciare una scarpa a un moribondo, piuttosto che chiederti: ma non prenderà freddo? Mentre tu stai sbottonando la camicia ad un uomo in arresto cardiaco.

Lo scettico
Non può essere che il suo congiunto stia COSI' male. Voi dite che è un infarto... ma secondo me ha solo preso freddo. Magari non ha digerito i biscotti do stamattina... e il dolore al braccio potrebbe essere uno sforzo: glielo dico sempre di non esagerare con le botttiglie quando fa la spesa, che pesano... si, fuma, ma mica tanto... ha da poco passato i 50, ed è un po' sovrappeso, ma non può essere un infarto.
E intanto, nell'altra stanza: milleuno, milledue, milletre... LIBERA!

L'inutile
Ok, sei spaventato. Posso capire che il fatto di avere un parente esanime in casa possa causarti un trauma. E capisco anche che sono le tre della mattina, quindi non sei proprio sveglissimo, però... ME LA APRI STA CAZZO DI PORTA???

Il disperato
E' quello che appena arrivi, ti chiede, con aria trafelata:"dov'è il medico?"
Ma veramente ci han chiamati per una caduta con sospetta frattura, non serve mica il medico... "COME NO!!! è gravissimo!!!". In genere il moribondo è lì che ti aspetta, seduto, con già il pigiama addosso, un piede/gamba fasciati che nemmeno glieli avesse maciullati un autotreno, e le mani sulle palle perchè il disperato continua ad elencare, come un mantra, tutte le possibili complicazioni che possono derivare da una semplice caduta.

Infine, anche se capita raramente, c'è anche chi si fida, si mette a disposizione e aiuta veramente. A volte basta poco, ad esempio scendere in strada a tenere il portone aperto, aiutare a trasportare eventuale attrezzatura, oppure spostare mobili, tavoli, sedie, letti... che ingombrano. So che è difficile, che vorreste rendervi utili a tutti i costi: ambite, col vostro intervento, ad alleviare le sofferenze del vostro congiunto. Ma l'unico modo per aiutarlo veramente è lasciar lavorare chi (forse) il soccorritore lo fa di mestiere.

sabato 21 febbraio 2009

Siamo di passaggio

Recentemente diversi avvenimenti mi hanno fatto riflettere sul fatto che "siamo di passaggio".
E' inutile che vi grattiate, cari. Prima o dopo, finiamo tutti a spingere radicchio.
E allora? E allora niente, solo che quando questi "passaggi" ti colpiscono da vicino credo che sia normale riflettere. Due persone che non conosco ma che sono "amici di amici" se ne sono andate in età troppo verde (34 uno, 38 l'altro) ma soprattutto in modo repentino, senza il minimo "preavviso". Poi qualche settimana fa, la scomparsa di una persona che conoscevo direttamente per diversi motivi: suonavamo in gruppi musicali "vicini" e le nostre vicende personali si sono incrociate in un paio di occasioni. Anche lui 38 anni, anche per lui è arrivata la parola "fine". Paradossalmente quando accade per un incidente, siamo (o forse sono?) più disposto ad accettarlo. Ma spegnersi senza preavviso e senza apparente motivo è una cosa che dapprima mi provoca sgomento, poi arriva la rabbia per quello che percepisco come "ingiusto". E infine un pensiero molto egoistico:"Marco, vedi di goderti ogni giorno, perchè come vedi... potrebbe essere l'ultimo e tu nemmeno lo immagini."
Ma c'è anche chi questo "passaggio" lo aspetta, lo desidera, e la sorte beffarda gli impedisce di effettuarlo. Penso ovviamente ai vari malati terminali che vorrebbero farla finita con le sofferenze, e per un motivo o per l'altro non hanno la possibilità di esaudire il proprio desiderio.
Anche per la morte, sembra valere il buon vecchio adagio: chi ha il pane non ha i denti, e chi ha i denti non ha il pane. Non pretendo di sapere cosa sia meglio per gli altri, ma ritengo di sapere bene cosa sia meglio per me... e queste mie convinzioni le ho "eternate" su un testamento biologico. Che in Italia ha il valore della carta da culo, ma almeno nessuno potrà dire che il sottoscritto non aveva opinioni in merito al trattamento che desidera, nel caso perda la sua consueta verve e passi a rapportarsi con il mondo esterno con le stesse modalità di una pianta da arredamento. Tra l'altro mi viene da fare un appunto sul cosiddetto "testamento biologico". Nel prestampato che ho trovato, si richiede al sottoscrittore di decidere anche sulle esequie, su eventuale cremazione, eccetera eccetera. Sarà che sono ateo, ma la cosa mi fa sorridere. Che cosa me ne frega di cosa faranno del mio corpo, una volta che non sarà più "mio"? Deciderà chi resta. Se avranno piacere di farmi un funerale, che facciano. Se preferiranno evitare, che evitino. L'unica cosa che mi preme, siccome odio gli sprechi: se serve qualche pezzo accomodatevi pure, ma poi bruciate tutto il resto, che l'idea di occupare spazio anche da morto mi dà un po' noia. Mi sembra scorretto: chi è vivo ha bisogno di spazio, chi è morto può farne tranquillamente a meno.

lunedì 9 febbraio 2009

Sul testamento biologico e altre amenità

Ciao a tutti, questa sera scrivo a caldo, sull'onda di due cose che mi hanno fatto riflettere.
La prima è il post del Dottordivago sulla donazione degli organi, la seconda è una notizia di pochi minuti fa: Eluana Englaro è deceduta.
Il risultato del post del divagatore folle è che mi sono scaricato un bel prestampato di testamento biologico, l'ho preparato con i miei dati e nei prossimi giorni lo firmerò e consegnerò a chi di dovere (anche se so che sarà accolto da sacrosante grattate e scongiuri).

Ma passiamo alla seconda faccenda...
Sono diversi giorni che mi rifiuto di leggere notizie e ascoltare i telegiornali che invariabilmente sparano minchiate a raffica sulla questione. E allora, vi chiederete voi... adesso vuoi spararne un po' tu, di minchiate? Si. Tanto mi leggete in dieci, e avete il vantaggio che se vi annoio basta un click dell'indice per spazzarmi via.

Ah ecco, volevo un po' vedere se avevi il coraggio di interrompere qui la lettura!

Dicevo di minchiate a raffica... quello che mi ha fatto più imbestialire è (manco a dirlo) lo psiconano. Come si fa a dire "Eluana potrebbe avere anche dei figli".
Forse non gli hanno spiegato che viveva attaccata a un sondino da 17 anni? Non riesce ad immaginare in che condizioni disastrose fosse il suo corpo?
E quell'altro simpaticone di Pierferdi a tenergli banco: "E' un omicidio". Pierferdi, fammi una cortesia: prima di parlare, mettiti un sondino su per il naso, un catetere, e stai immobile per... diciamo due mesi. Passati i due mesi, ci racconti come va. Poi moltiplica tutto per 100 (eh si... 17 anni sono OLTRE 200 mesi, o 6000 giorni) e forse il tuo cervellino arriva a capire come potresti stare in quelle condizioni. Ma soprattutto, immagina i tuoi cari come sarebbero contenti, a vederti vegetare giorno dopo giorno. Poi riparliamo di omicidio, ok?

Ma passiamo al tocco italiota della faccenda. L'ANSA nei giorni scorsi riportava:

Gli ispettori inviati dal ministro Sacconi visitano la clinica e verificano alcune irregolarità di tipo amministrativo sull'uso della stanza

Eh, son problemi. C'è un detto che recita:"Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito." Qui siamo andati oltre: qualcuno fa notare che ci vorrebbe una regolamentazione sul testamento biologico, e la risposta è un'ispezione amministrativa ad una clinica.
Ma forse mi sbaglio: magari Eluana è morta perchè il contratto tra l'associazione "per Eluana" e la clinica "La quiete" conteneva degli errori di ortografia.

Infine il top del disgusto: lo raggiungiamo questa sera, grazie ai nostri beneamati (dis)Onorevoli. Il Senato è riunito in seduta straordinaria per discutere il disegno di legge che dovrebbe costringere i medici a ri-alimentare Eluana. Giunge la notizia della morte dell'interessata, e i nostri simpatici eletti cosa fanno? Ecco il titolo del Corriere:

Marca "bravo" ai senatori. Ottimo modo di dimostrare il vostro cordoglio, la reale partecipazione ad un dramma che si trascina da oltre diciassette anni. Un bell'esempio per le persone che ancora vi ritengono importanti, una splendida figura nei confronti della famiglia.

sabato 24 gennaio 2009

Radio Days

Premessa:

Tutti i mezzi e le sedi della Croce Rossa hanno (o dovrebbero avere) una Radio, con la quale possono comunicare tra loro. Il concetto è semplice: si preme il tastino, si parla, si rilascia il tastino. Il messagio viene ascolatato da tutti coloro in ascolto in quel momento, nel raggio più o meno di 50 Km. Si può parlare solo uno alla volta. Uno dei passatempi preferiti, nelle giornate noiose, è quello di sedersi al centralino, e, con lo stesso spirito dei nostri nonni, ascoltare la radio. Col tempo si impara a riconoscere le selettive delle varie sedi a orecchio, e le voci degli operatori più assidui. A volte, l'ascoltatore si imbatte in perle tipo queste:

Sarà morto?

L'ambulanza Ge xxx viene inviata sul luogo di un incidente ferroviario: ascoltiamo la chiamata, la risposta, l'arrivo sul posto... dopo pochi minuti, l'autista del mezzo comunica al 118: "Per cortesia, puoi mandare la polizia e la mortuaria? Il paziente è deceduto." Dovete sapere che solo i medici possono dichiarare il decesso di una persona, questo per legge. Quindi l'operatrice del 118, in tono piccato: "Come fai a sapere che è morto? Sei un medico? Forse è meglio che ti mandi l'automedica, no?" "Mandami pure chi vuoi, ma dì al medico che per fare una visita completa al paziente, deve percorrere almeno 500 metri di binari, lungo i quali sono disseminati i vari pezzi."

Etilismo

Anche nei paesini arroccati sui monti c'è la Croce Rossa... immaginate un signore anziano, abitualmente fa il macellaio, oppure il giornalaio, a volte ambedue, alla guida di un mezzo di soccorso. La chiamata riguarda una persona che dà segni di instabilità mentale. Arrivato sul posto, l'autista chama il 118: "Puoi mandare la polizia per favore? Il paziente non vuole saperne di allontanarsi dal locale". Il 118: "E' in stato di etilismo?". "Beh, non so se è in stato di ettilismo, però è ubriaco come una scimmia."

Urgenze

Alla radio si può parlare uno solo per volta. Qualora questa semplice regola non venga rispettata, il risultato è una comunicazione "a strappi" oppure interrotta. Inutile, quindi. Una regola di buonsenso vuole che le comunicazioni siano rapide e concise. Un'altra regola è che quando uno ha un'urgenza, chieda "bianco" ovvero silenzio radio per tutti, onde poter comunicare con il 118 senza interferenze.

Ge xxx, su un intervento urgente: "Bianco per la Ge xxx, grazie"

Ge 818:"Ge xxx, le condizioni dell'infortunato?"

Ge yyy:"allora, puoi dire a mia moglie se va a prendere le bambine a scuola, perchè io sto rientrando da una dimissione, e non so se arrivo lì in tempo. La trovi sul cellulare, ma non quello che è scritto in sede, devi chiedere il numero a Maria, la moglie del postino, che dovrebbe essere in segreteria. Già che ci sei, chiedile anche se ha fatto la spesa o se devo passare a prendere il pane, rientrando."

Ge 818: "Ge yyy, per cortesia, lascia parlare gexxx"

Ge xxx: "allora, il paziente non risponde agli simoli, la resp..."

Ge zzz: "Ge yyy, la maria non c'è, però io credo di averlo il numero di tua moglie, è quello che finisce con due zeri, giusto?"

Ge xxx:"debole, la press..."

Ge yyy:" no, è quello che finisce con 48, è della omnitel".

Ge 818:"Bianco per favore! Avanti Ge xxx"

Ge xxx:"Guarda, l'abbiamo caricato sull'ambulanza, dacci l'ospedale di destinazione alla svelta, sennò lo porto a San Martino che così non sbaglio."

Ge zzz:"l'ho trovato, adesso la chiamo, ti faccio sapere dopo,comunque mi ha detto mia moglie che prima l'ha vista con le borse della spesa."

Ge 818, rassegnato: "OK per S.Martino, codice Rosso."

sabato 17 gennaio 2009

Lotta alla droga

Era l'aprile del 2003.
Una giornata di scuola come tante, e Savana si avviava, come tante altre mattine, alla Stafford Mile School, vicino Tucson, in Arizona. Certo non si immaginava quello che sarebbe successo da lì a poco... magari pensava all'interrogazione, o al compagno di classe che le aveva scritto quell'SMS intrigante.
Quella mattina però era diversa.
Entrata a scuola, venne subito presa in disparte dall'insegnante, che la accusò di trafficare droga. Una sua compagna di classe, tredicenne come lei, era stata beccata con della droga, e adesso, per timore di punizioni ancora più severe, accusava Savana di avergliela procurata. A nulla valsero le sue proteste: lo zainetto di Savana venne subito perquisito, ma non si trovò nulla... e allora l'idea. L'infermiera della scuola e una professoressa la accompagnarono in infermeria, dove venne invitata a spogliarsi per essere perquisita. Savana, anni dopo, riferisce come quell'esperienza sia stata "la più umiliante della sua vita". E' facile immaginare come per un'adolescente di tredici anno sia traumatizzante mostrarsi nuda a delle quasi sconosciute, in un contesto dove si viene accusate di trafficare droga. Comunque, la perquisizione ebbe esito negativo: niente droga addosso a Savana.
Vabbè, direte voi... qui si parla di droga, mica cazzi! Sempre meglio andare sul sicuro, no?
Peccato che la droga di cui si sospettava il traffico fosse l'ibuprofene. E' contenuto in prodotti come Moment, cibalgina... è un antinfiammatorio.
Forse gli americani hanno fatto confusione tra "drug" e "narcotics" ?

lunedì 5 gennaio 2009

Ridere, disobbedire, riflettere

Il mio amico Dottordivago nei giorni scorsi si è lamentato perchè la gente ha perso il senso dell'umorismo. E siccome so che il buon doc ha un senso dell'umorismo genuino e assolutamente comprensibile, penso che il grosso del problema stia nell'ignoranza diffusa che ormai permea la società. Ma non voglio ammorbare il lettore con un trattato su "umorismo e sociologia spicciola": voglio semplicemente, come al solito, strappare un sorriso facendo qualche riflessione.
Chi si è preso il nostro senso dell'umorismo? Io ricordo distintamente che anni fa si rideva e scherzava più spesso, anche tra sconosciuti. Spesso una battuta, sapientemente piazzata da chi ha il "tempo comico" giusto, aiutava a sdrammatizzare un evento spiacevole, e creava rapporti, amicizie.
Qualche anno fa ordinai, presso un negozio di autoricambi, un pezzo per il mio scooter. Una cosa da nulla: un pezzetto di plastica che, a detta del commesso:"costerà 3 euro". Bene, dopo qualche giorno mi presentai in negozio. Al momento di pagare, il commesso disse:"un attimo, controllo il prezzo sul computer". Io estrassi una banconota da 5 euro... ma mi accorsi che lui cambiava espressione. Con occhio stupito e preoccupato mi disse:"accidenti, costa 12 euro".
Vista la sua faccia, e vista la banconota che avevo in mano... il bastardo che è in me prese il sopravvento. Tirai fuori dal portafoglio un biglietto da 10, porsi le banconote al commesso dicendo sommesamente:"pazienza, vorrà dire che questa sera i bambini non avranno il dolce". Lui cercò invano di distogliermi dall'acquisto: io fui irremovibile. Dopo qualche minuto gli spiegai che stavo scherzando: non solo non avevo figli... ma grazie al cielo 9 euro di differenza non mi cotringevano a rinunciare al dolce. Ci facemmo una sonora risata, e per farmi perdonare gli pagai un caffè. Ancora adesso quando vado in quel negozio scherziamo su quell'episodio... ma oggi non lo rifarei più. Non perchè sia meno bastardo di allora (anzi...) ma perchè è molto difficile trovare una persona disposta ad accettare lo scherzo, o come direbbe un mio amico che ha studiato... la cèlia.
E questo mi riporta alla domanda sopra: chi ci ha rubato il senso dell'umorismo? Io credo che siano state le condizioni in cui viviamo, e le pressioni dei media. Ogni giorno l'ambiente esterno ci spaventa con qualche nuova minchiata: il terrorismo islamico, la SARS, la disoccupazione, la criminalità, i Rom... scopo del gioco è spaventarci per poterci controllare meglio. Un uomo che non ha paura, ma che anzi sorride e affronta gli imprevisti con un pizzico di umorismo è pericoloso, perchè non è controllabile. Un uomo che invece è preda delle paure sarà sempre fedele al padrone... chiunque esso sia: il governo, il datore di lavoro, il capo... eccetera.
Qualcuno potrebbe dire che quelle citate sopra non sono minchiate.
Bene... andiamo con ordine:
- terrorismo: quante persone conoscete che sono morte di terrorismo islamico? Tiro a indovinare: 0
- SARS: come sopra... dovevamo morire tutti di influenza dei polli, e siamo ancora qui.
- disoccupazione: mi vanto di non conoscere NESSUNO che sia disoccupato da oltre un mese. Se hai voglia di lavorare, pare che si riesca sempre a trovare qualcuno disposto a sfruttarti...
- criminalità e immigrazione: oramai vanno a braccetto, secondo i media. Sei criminale? Sei immigrato. Sei immigrato? Sei criminale. Anche qui, conosco ben poche vittime della criminalità comune...

Invece conosco PERSONALMENTE vittime di incidenti stradali, di incidenti sul lavoro, di malversazioni economiche che li hanno portati sul lastrico... ma quello è meglio non sottolinearlo troppo, a parte qualche proclama ogni tanto: c'è il rischio che la gente si accorga davvero dove sta il pericolo.
Quindi noi siamo sempre più impauriti, e sempre meno propensi a ridere e scherzare. Lo so che "risus abundat in ore stultorum" (e adesso vi tocca andare a cercare il dizionario latino... ahahah) ma a me piace moltissimo una battuta attribuita al buon Bakunin: "Sarà una risata che vi seppellirà!". :-D