domenica 16 novembre 2008

La bimba più che buona (amarcord)

Anni fa ho servito come volontario in Croce Rossa. Da quell'esperienza sono nate alcune amicizie, alcuni tormentoni... e son rimaste alcune storie, che in confronto i reality show sono reali quanto i cartoni animati. Ecco quindi l'idea di (ri)proporne alcune, visto che in questo periodo ho poco tempo da dedicare a questo blog.

- "Croce Rossa, Buongiorno."
- "Ciao, è il 118. Hai una squadra?"
- "Si, dimmi." (allungando le mani verso carta e penna...)
- "Via Leopardi 14, Codice Rosso, Perdita di coscienza, uomo cinquantenne"
- "Partiamo subito, ciao."

E' così che inizia un intervento di emergenza. Uno squillo del telefono, e poche parole bastano per mettere in fermento tutta la sede: dove sarà la via segnalata? Ci passo col Ducato? No, prendi lo Scudo, che è più stretto...chi va? Vado io, no, io... portati Tizio, che così impara qualcosa! Non so ancora come, ma mi trovo alla guida dell'ambulanza, diretto verso una vicina località balneare. Siamo ancora appesantiti dal mega pranzo appena terminato, ma il 118 ci ha passato un codice rosso (paziente in pericolo di vita). Non ho la più pallida idea di dove si trovi Via Leopardi : non è nella nostra zona di copertura, ma siamo l'ambulanza più vicina. Il collega impugna fiducioso TuttoCittà, la salvezza di noi pellegrini dell'emergenza sanitaria. Pochi chilometri di strada, percorsi con l'ovvia sirena accesa, ed eccoci giunti in paese... ma dove cazzo è Via Leopardi? Su Tuttocittà non c'è. Scopriamo con raccapriccio che il liso volumetto che stiamo consultando risale, come gran parte della nostra attrezzatura, agli anni 70; quindi Via Leopardi sarà sicuramente nella zona nuova. Si ma dove? Il tempo passa impietoso, chiedo a un benzinaio, ma lui non è di lì. Ha un esercizio commerciale, tutti i giorni va a lavorarci... ma non è di lì. Chiedo ad altre persone,... sono turisti, niente da fare. Finalmente una signora anziana. Ha l'aria della casalinga che torna a casa con la spesa:

- "Scusi signora, Via Leopardi?"
- "deve girare di là, poi prendere la salita sulla destra, svoltare... è un po' complicato!"
- "se la sente di accompagnarci?"

In realtà quello che "se la deve sentire" sono io: se avessi un incidente con a bordo un "civile" non autorizzato, penso che mi spetterebbe il plotone di esecuzione. Ma lei non può saperlo...
- "si, tanto sono di strada!" (speriamo bene...)

faccio salire la signora davanti, e lei, per nulla impressionata dalla sirena, ci guida verso Via Leopardi. Siamo quasi arrivati, ma...

- "ecco, io se non le spiace scendo qua, grazie. Via Leopardi è la seconda a destra."

Salutata la nostra preziosissima guida (no signora, non so come si chiama il signore che sta male... no so se sia il fruttivendolo!!! arrivederci e ancora grazie), imbocco Via Leopardi contromano: la signora non ha tenuto conto dei sensi unici... scendiamo davanti al portone. Presto, presto! Quello era svenuto, in pericolo di vita! Se aveva un'infarto, è già morto. Speriamo in qualcosa di meno grave... 4 Piani di scale di corsa, trasportando il materiale da rianimazione e altre carabattole, ed eccoci! Ci apre la porta una bella ragazza, che ci indica, per nulla preoccupata, un uomo riverso in terra nell'ingresso: lo scavalca e si allontana. Tentiamo di valutare le condizioni: polso normale, respirazione leggera, non risponde che debolmente agli stimoli, sia uditivi che tattili. Probabilmente è un ictus cerebrale. Lo mettiamo in una posizione "sicura", chiamiamo col cellulare il 118, per chiedere l'intervento dell'automedica. Mi dicono che l'hanno già inviata (meno male!) allora vado a recuperare la barella, la coperta, le cinghie... Torno insieme al medico e riferiamo le condizioni del paziente. Vorremmo sapere qualcosa di più... e chiamiamo la ragazza, che risponde alle domande del medico con evidente fastidio:

- "scusi è suo papà?"
- "già."
- "soffre di qualche disturbo? Cuore, pressione, prende medicinali?"
- "mah... non so... fuma."

e si allontana nuovamente, come se la cosa non la toccasse minimamente! Mentre gli altri si danno da fare per mettere il paziente sulla barella, mi cade l'occhio su un attestato appeso alla parete: è uno di quei premi delle scuole elementari, assegnato alla "bimba più che buona". Evidentemente si è guastata crescendo... La "bimba più che buona" decide anche di non venire all'ospedale con suo papà: aspetta la mamma che esce dall'ufficio alle 17. Sono le 14, e suo papà potrebbe non arrivare vivo in ospedale, ma lei aspetta le 17. Come vuole. Il resto è storia di tutti i giorni: camallare giù per 4 piani di scale un uomo di 90 chili, più la barella e il defibrillatore... un viaggio alla massima velocità possibile verso il reparto di rianimazione più vicino, la consegna del paziente ad altri medici. Non ho più visto la "bimba più che buona" e spero di non incontrarla di nuovo.
Il suo ricordo mi dà i brividi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Devi capire che davanti al dolore non tutti reagiscono allo stesso modo: chi si dispera e chi si tiene tutto dentro.
O chi se ne sbatte le balle, come quella laida troia...
Dottordivago