sabato 21 febbraio 2009

Siamo di passaggio

Recentemente diversi avvenimenti mi hanno fatto riflettere sul fatto che "siamo di passaggio".
E' inutile che vi grattiate, cari. Prima o dopo, finiamo tutti a spingere radicchio.
E allora? E allora niente, solo che quando questi "passaggi" ti colpiscono da vicino credo che sia normale riflettere. Due persone che non conosco ma che sono "amici di amici" se ne sono andate in età troppo verde (34 uno, 38 l'altro) ma soprattutto in modo repentino, senza il minimo "preavviso". Poi qualche settimana fa, la scomparsa di una persona che conoscevo direttamente per diversi motivi: suonavamo in gruppi musicali "vicini" e le nostre vicende personali si sono incrociate in un paio di occasioni. Anche lui 38 anni, anche per lui è arrivata la parola "fine". Paradossalmente quando accade per un incidente, siamo (o forse sono?) più disposto ad accettarlo. Ma spegnersi senza preavviso e senza apparente motivo è una cosa che dapprima mi provoca sgomento, poi arriva la rabbia per quello che percepisco come "ingiusto". E infine un pensiero molto egoistico:"Marco, vedi di goderti ogni giorno, perchè come vedi... potrebbe essere l'ultimo e tu nemmeno lo immagini."
Ma c'è anche chi questo "passaggio" lo aspetta, lo desidera, e la sorte beffarda gli impedisce di effettuarlo. Penso ovviamente ai vari malati terminali che vorrebbero farla finita con le sofferenze, e per un motivo o per l'altro non hanno la possibilità di esaudire il proprio desiderio.
Anche per la morte, sembra valere il buon vecchio adagio: chi ha il pane non ha i denti, e chi ha i denti non ha il pane. Non pretendo di sapere cosa sia meglio per gli altri, ma ritengo di sapere bene cosa sia meglio per me... e queste mie convinzioni le ho "eternate" su un testamento biologico. Che in Italia ha il valore della carta da culo, ma almeno nessuno potrà dire che il sottoscritto non aveva opinioni in merito al trattamento che desidera, nel caso perda la sua consueta verve e passi a rapportarsi con il mondo esterno con le stesse modalità di una pianta da arredamento. Tra l'altro mi viene da fare un appunto sul cosiddetto "testamento biologico". Nel prestampato che ho trovato, si richiede al sottoscrittore di decidere anche sulle esequie, su eventuale cremazione, eccetera eccetera. Sarà che sono ateo, ma la cosa mi fa sorridere. Che cosa me ne frega di cosa faranno del mio corpo, una volta che non sarà più "mio"? Deciderà chi resta. Se avranno piacere di farmi un funerale, che facciano. Se preferiranno evitare, che evitino. L'unica cosa che mi preme, siccome odio gli sprechi: se serve qualche pezzo accomodatevi pure, ma poi bruciate tutto il resto, che l'idea di occupare spazio anche da morto mi dà un po' noia. Mi sembra scorretto: chi è vivo ha bisogno di spazio, chi è morto può farne tranquillamente a meno.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Amen reverendo, amen! :-)

misterpinna ha detto...

belin, reverendo non me lo aveva mai detto nessuno :-)

Anonimo ha detto...

Marcolino, certo che il sabato sera a Trieste ti dà un brio...
Dottordivago

misterpinna ha detto...

Sto anche preparando un post dal titolo: "sfiga, morte e malasorte"
Ma lo tengo per natale.

:-D