sabato 21 gennaio 2012

A volte ritornano


Buon Natale, buon anno, eccetera eccetera... anche se un po' in ritardo.
Ormai non mi scuso neanche più con i lettori (ammesso che ce ne sia ancora qualcuno): scrivo quando ho tempo, e tempo ultimamente ne ho poco.
Ma la settimana scorsa è successa una cosa che mi costringe a intervenire: il naufragio della Costa Concordia. L'ho saputo mentre ero in viaggio tra Trieste e Genova, da un amico a cui avevo telefonato per ingannare il tempo. Lì per lì sembra strano: un naufragio in mediterraneo, con il tempo bello ed una nave nuovissima. Ho pensato ad un guasto. Poi pian piano si è capito che il guasto c'era, ma nel cervello del comandante... ALT! Non intendo fare come la maggior parte dei giornalisti e dei sedicenti esperti che si sono scagliati compatti contro il comandante Schettino, tirando in ballo storie di ubriachezza, donne, nani, ballerini e saltimbanchi. Lui ha sicuramente fatto due errori: il primo, dalle conseguenze gravissime... quello di voler dimostrare quanto fosse bravo a far la barba agli scogli. Fallo una volta, fallo due... e prima o poi lo scoglio te lo porti a casa. L'altra (e più grave, per lui) minchiata è stata quella di scendere dalla nave.
A mio modesto parere, se fosse rimasto a bordo due o tre giorni, avrebbe salvato anche il culo, oltre che la faccia. Pensate a come avrebbero titolato i giornali il giorno dopo il fattaccio: "Tragico Naufragio della Costa Concordia all'isola del Giglio. Il comandante e pochi ufficiali ancora a bordo per coordinare la ricerca dei dispersi." Certo, gli sarebbe rimasto da spiegare cosa ci faceva una nave da oltre 300 metri a meno di 100 metri dalla spiaggia, di notte, a 15 nodi. Ma magari trovava come giudice un fan di Battisti, che cantava:"e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire."
No, non è difficile.
Anche sul comandante De Falco ho un'opinione ottima, ma per motivazioni radicalmente diverse da quelle della maggioranza. De Falco mi è piaciuto perché ha fatto il suo dovere in modo estremamente umano, e soprattutto ha alzato un paio di discreti assist a Schettino, che però era assolutamente imbambolato e incapace di approfittarne. Sarebbe bastato un: "comandante, sono sceso per verificare le condizioni di sicurezza legate all'ammaraggio delle scialuppe, era impossibile farlo da bordo. Non appena risalgo le invio un rapporto completo su morti, feriti e dispersi..." e mi è piaciuto ancora di più per la sua totale assenza dai media nelle ore e nei giorni successivi.
Adesso, giorni dopo il disastro, mi tocca sentirne di ogni: dall'esperto che ritiene che le navi non debbano avvicinarsi troppo alla costa, al dirigente Costa che ritiene che il potere assoluto del comandante sia anacronistico e pericoloso.
Sarà pure anacronistico, ma la democrazia a bordo di una nave non può funzionare. Il comandante deve avere potere assoluto, i suoi ordini non possono essere discussi.
- "10 gradi a dritta, avanti tutta"
- "secondo me bastano 5, avanti mezza"
- "ma ha visto che abbiamo una nave che si avvicina a poppa?"
- "si ma se noi diamo solo 5 gradi, avremo abbastanz... SBRANG"
Se il comandante fa una cazzata, lo si prende e lo si ingabbia. E' una delle poche posizioni rimaste al mondo in cui una sola persona sopporta responsabilità enormi.
Ricordo che mentre studiavo per dare l'esame da raccomandatario marittimo, io e la mia compagna di studi affrontamo la parte del codice della navigazione dedicata alla figura del comandante. Dopo averla letta e riletta, a un certo punto le chiesi:"che ti sembra di 'sto comandante?" e lei, in triestino:"me par el bus del cul de tutti".

Mai come oggi, il sottotitolo di questo blog dimostra tutta la sua attualità.