martedì 16 novembre 2010

Obiezione sull'obiezione

Leggo questo articolo, e mi girano vorticosamente le palle.
In particolare, La proposta:

«Riservare metà dei posti negli ospedali a personale obiettore, e l'altra metà a chi non lo è»

a mio modesto parere, è follia pura.
Conosco personalmente un ginecologo che si è trovato costretto a dichiararsi obiettore di coscienza.
Si, costretto.
Chi è obiettore di coscienza non pratica aborti. L'aborto, da un punto di vista medico, è una procedura abbastanza banale. L'implicazione etica è pesante, ma la pratica medica è, nella maggior parte dei casi, ordinaria amministrazione. Questo mio conoscente venne assunto in una clinica, molto rinomata nell'ambito della ginecologia e della fecondazione assistita. Il suo team era composto da lui e altri quattro ginecologi. Tutti obiettori. Così lui era costretto a praticare tutte le interruzioni di gravidanza richieste alla clinica. Tralasciando la questione emotiva (anche se uno non è obiettore, immagino non sia proprio il massimo praticare aborti da mattina a sera) lui si è dichiarato obiettore per avere la possibilità di crescere professionalmente. Infatti, essendo lui "precettato" per tutte le interruzioni di gravidanza, doveva rinunciare a impratichirsi su aspetti più interessanti o gratificanti della professione, vista l'obiezione dei colleghi. Io abolirei la possibilità, per chi lavora in una struttura sanitaria pubblica, di dichiararsi obiettori. O meglio, abolirei questa facoltà per coloro che si sono laureati in questo secolo. La legge sull'interruzione di gravidanza in Italia è del 1978. Se decidi di fare il ginecologo in una struttura pubblica, dovresti sapere che tra i tuoi compiti c'è anche quello, sgradevole ma previsto dalla pratica medica e dalla legge, di praticare delle interruzioni di gravidanza. Se vuoi obiettare, vai a lavorare per una struttura privata o cambi mestiere. Lo stesso valga per i farmacisti: hai un esercizio pubblico, fai parte di un ordine. E vendi tutto quello che c'è in quel cazzo di prontuario. Pillole anticoncezionali e ru486 comprese. Diversamente vai a fare il pescivendolo obiettore, che vende solo pesce d'allevamento.


giovedì 11 novembre 2010

Etologia

Mi scuserà il buon dottordivago, ma il post che ha scritto ieri non solo mi è piaciuto assai, ma mi ha fatto tornare in mente un episodio gustoso che ben si adatta ad essere inserito nella categoria "etologia". Quindi gli copio il titolo del post e la categoria, spero non se ne abbia troppo a male.
Per chi fosse pigro e non volesse andarsi a leggere il post del doc, ricordo solo la definizione di etologia:

Il termine etologia (dal greco ethos e logos che significano rispettivamente «carattere» o «costume» e «ragionamento») indica la moderna disciplina che studia il comportamento animale nel suo ambiente naturale.

Qui si parlerà dell'animale uomo... e che animale, ragazzi!
Mi trovavo in un'armeria di Trieste, per ritirare alcuni accessori ordinati dal mio genitore... e stavo facendo due chiacchiere con uno dei titolari. Non so se siate mai entrati in un'armeria: per chi no c'è mai stato, l'interno più o meno appare così:


Ci sono vetrine con esposti fucili, pistole e relativi accessori.
Per entrare bisogna suonare il campanello, come in certe gioiellerie. Inoltre, questa particolare armeria ha la maniglia della porta d'ingresso a forma di rivoltella.
Ma torniamo a noi: son lì che chiacchiero, quando suona il campanello, ed entra un ragazzo tra i venticinque e i trenta. Gli faccio segno che sono servito, quindi può tranquillamente rivolgersi al titolare. Il ragazzo estrae un cellulare dalla tasca, dicendo:"buongiorno, non si accende, volevo sapere se può ripararlo".
Io rimango come un fesso, a bocca semiaperta e sguardo stordito. Comincio a pensare che non sapevo che quel negozio riparasse anche cellulari. O magari non è un cellulare, ma qualche attrezzo particolare per il tiro...
Il titolare del negozio invece taglia corto:"Il laboratorio di riparazioni è la porta a fianco, venti metri a destra uscendo."
Uscito il giovane, il mio sguardo allibito spinge l'armaiolo a spiegare:"Mi capita almeno dieci volte al giorno. Il laboratorio a fianco è famoso, ripara cellulari a buon prezzo. E ogni giorno ci sono almeno dieci persone che, nonostante le vetrine, nonostante la maniglia della porta, nonostante il campanello, nonostante l'esposizione che vedi intorno a te... entrano e mi chiedono di riparargli il cellulare. Mi viene tristezza quando penso che il voto di ciascuno di costoro valga esattamente quanto il mio e il tuo. Per carità, non ne faccio una questione di orientamento: io non so cosa voti, forse tu puoi immaginare come voti io. Ma almeno io e te sappiamo dove abbiamo il culo, mentre questi girano con l'aquilone in una mano e il gelato nell'altra... l'unica speranza è che ce ne siano in parte uguale da una parte e dall'altra, quando si va a votare."
Ci ho pensato a lungo. Mi ritengo abbastanza lontano dagli estremismi, di qualsiasi genere. Però penso che effettivamente, prima di avere la tessera elettorale, sarebbe opportuno un esamino. Un po' come per la patente... niente di complicato. Un paio di domande di logica, un paio di lingua italiana, un paio di storia e geografia. Domande tipo "La rivoluzione francese è antecedente all'unità d'Italia?" O anche "La Sardegna è un'isola?". Tanto per assicurarsi che chi mette quella cazzo di croce sulla scheda, almeno abbia una vaga idea di essere al mondo.