giovedì 26 febbraio 2009

La Griffe, questa sconosciuta...

Chi mi conosce di persona lo sa, ma tu, caro lettore... non puoi saperlo. Io sono uno che bada al sodo. Le cosiddette "Griffe" o "Firme" esercitano su di me lo stesso fascino di una seduta dal dentista.
Trovo che guardare le vetrine dei negozi sia eccitante quanto osservare una mano di pittura che asciuga. Anzi, a volte anche meno. Sono il cliente da sogno per i commessi: entro in negozio, indico un capo che mi interessa, chiedo:"c'è della mia misura?" se no, esco. Se si, misuro (solo quello... nessuna variazione è ben accetta) e se mi entra, lo compro. Niente indecisioni, traccheggiamenti, contrattazioni, richieste strane: mi serve un indumento, lo scelgo, lo compro. La firma che c'è sull'etichetta per me è assolutamente indifferente... sarà che sono cresciuto in una famiglia dove in passato c'è stato qualche momento di difficoltà, quindi ho ben presente quali siano le priorità.
E io sono fortunato: mio papà, ma ancor di più mio nonno (con il quale ho passato gran parte della mia infanzia) hanno vissuto momenti abbastanza critici, e i loro racconti hanno contribuito a far sì che io associ la parola "griffe" o "alta moda" a qualcosa di frivolo, inutile... e non adatto al sottoscritto, che non ha la villa al mare, Fevvavi o bavche a vela.
Questo non significa che io non sappia chi siano o fossero i vari Armani, Versace, Valentino, e tutta quella pletora di personaggi vagamente gai che si dilettano a disegnare quello che dovremmo indossare noi poveri mortali.
Ma un aneddoto forse vi farà capire bene il livello di attenzione che viene prestato dai miei cari alla questione "griffe".
Correva l'anno 1994. Dopo aver comprato la casa nel 1990, i miei nonni si decisero a fare un ulteriore sforzo per ristrutturarla, e dotarla di un "bagno" propriamente detto. Fino ad allora il bagno era un semplice stanzino con dentro una WC e un lavabo: per farsi "la doccia" occorreva scaldare l'acqua sul fuoco, e attrezzarsi con tinozze varie... insomma, un discreto casino. Una volta terminati i lavori di muratura/idraulica, andarono a comprare i rivestimenti. E per puro caso, acquistarono delle piastrelle "firmate" Renato Balestra. Per chi non lo conoscesse...

http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Balestra

Il prezzo era buono (fine stock) la qualità pure: fu così che la prestigiosa firma di Renato divenne testimone delle attività "balneari" della famiglia.


Dieci anni dopo...
Un pomeriggio sono a casa dai nonni, sto facendo due chiacchiere con "la vecchia" (che per fortuna non legge il blog, altrimenti per il solo fatto di averla chiamata vecchia mi farebbe un occhio nero). A un tratto mio nonno esce dal bagno dicendo:
- "...Renato Balestra... ma..."
E io penso:"vuoi vedere che s'è accorto di avere le piastrelle firmate?"
- "... Renato Balestra... ma u nu l'ea in zûgòu de ballon? " *
* ... Renato Balestra... ma non era un calciatore?

Dopo 10 anni si era accorto della griffe, salvo sbagliare clamorosamente l'assegnazione della stessa... tra le lacrime gli ho spiegato che Renato Balestra è uno stilista. Risposta:

"Tante musse pe' dui ciappelle..." **
** Tante palle per due piastrelle

E devo dire che la penso uguale, quando vedo la gente che si affanna ad accaparrarsi la merce in saldo ma "firmata": "Tante musse pe' dui strasse"

lunedì 23 febbraio 2009

E.R. - mitili in prima linea

Come ho già scritto, da giovane ho fatto il volontario in Croce Rossa, volgarmente detto "milite". Ma noi militi, viste le peculiari abilità di alcuni, ci auto-definivamo "mitili". Ne ho viste di tutti, anzi troppi, colori. Ma invece di soffermarmi su episodi più o meno truculenti, penso sia più divertente descrivere, per sommi capi, le tipologie di "astanti" con le quali il soccorritore viene a contatto. Anche se sembra strano (o forse no?) i comportamenti delle persone che vengono a contatto con i soccorritori durante un intervento sono sempre riconducibili ad alcuni grandi cliché... sarà la reazione allo stress, sarà la voglia di rendersi utili, la mania di protagonismo: fatto sta che scassano i maroni quasi tutti nello stesso modo...

L'esperto
E' forse il più pericoloso. Lui sa tutto. Sa come è successo l'incidente, conosce la famiglia dell'infortunato, ha un'opinione certa e incrollabile sulla terapia e sulle modalità del soccorso. Se glielo chiedeste, probabilmente saprebbe dare risposte anche ad alcune domande eterne:

Esiste Dio?
Come è nato l'universo?
Perchè la focaccia di Priano è più buona di quella della Mariuccia?

Generalmente spara delle minchiate pazzesche, la più abusata delle quali è (nel caso di incidente motociclistico) "Non toglietegli il casco che sennò gli si apre la testa". Il guaio è che in genere fa proseliti, e un paio di volte io e i miei ex colleghi abbiamo faticato non poco a "compiere il nostro dovere" a causa dell'esperto e dei suoi seguaci che ci ostacolavano. Per inciso: il casco ai motociclisti caduti va tolto (con apposita manovra volta a non compromettere le vertebre cervicali e altre ossa dell'area) per diversi ottimi motivi, ad esempio: consentire il controllo e l'accesso alle vie aeree, impedire che spostamenti della barella/ambulanza siano "amplificati" dal peso del casco, mettere correttamente un collare cervicale... eccetera.

Il protettivo
E' quello che non sa nulla, a parte una cosa: tu il mio amico/fratello/sorella/papà/figlio NON LO TOCCHI. Aspettiamo che arrivi il Dottor Ross o almeno l'infermiera Hataway. Tu, semplice barelliere del cazzo, non puoi nemmeno avvicinarti al mio congiunto. Che nel frattempo (fatto accaduto realmente) sta annegando nel proprio sangue dopo essere cascato (ubriaco) dal motorino. E quella volta, se il mio collega non avesse dato due spintoni al protettivo di turno, il centauro avvinazzato sarebbe andato molto velocemente a guardar crescere l'erba dal lato sbagliato...

L'apprensiva
in genere è una donna. A volte non è proprio immediato individuare la prima cosa da fare sul luogo di unincidente. Mentre stai cercando di capire come muoverti, l'apprensiva si preoccupa di qualcosa di futile... ad esempio allacciare una scarpa a un moribondo, piuttosto che chiederti: ma non prenderà freddo? Mentre tu stai sbottonando la camicia ad un uomo in arresto cardiaco.

Lo scettico
Non può essere che il suo congiunto stia COSI' male. Voi dite che è un infarto... ma secondo me ha solo preso freddo. Magari non ha digerito i biscotti do stamattina... e il dolore al braccio potrebbe essere uno sforzo: glielo dico sempre di non esagerare con le botttiglie quando fa la spesa, che pesano... si, fuma, ma mica tanto... ha da poco passato i 50, ed è un po' sovrappeso, ma non può essere un infarto.
E intanto, nell'altra stanza: milleuno, milledue, milletre... LIBERA!

L'inutile
Ok, sei spaventato. Posso capire che il fatto di avere un parente esanime in casa possa causarti un trauma. E capisco anche che sono le tre della mattina, quindi non sei proprio sveglissimo, però... ME LA APRI STA CAZZO DI PORTA???

Il disperato
E' quello che appena arrivi, ti chiede, con aria trafelata:"dov'è il medico?"
Ma veramente ci han chiamati per una caduta con sospetta frattura, non serve mica il medico... "COME NO!!! è gravissimo!!!". In genere il moribondo è lì che ti aspetta, seduto, con già il pigiama addosso, un piede/gamba fasciati che nemmeno glieli avesse maciullati un autotreno, e le mani sulle palle perchè il disperato continua ad elencare, come un mantra, tutte le possibili complicazioni che possono derivare da una semplice caduta.

Infine, anche se capita raramente, c'è anche chi si fida, si mette a disposizione e aiuta veramente. A volte basta poco, ad esempio scendere in strada a tenere il portone aperto, aiutare a trasportare eventuale attrezzatura, oppure spostare mobili, tavoli, sedie, letti... che ingombrano. So che è difficile, che vorreste rendervi utili a tutti i costi: ambite, col vostro intervento, ad alleviare le sofferenze del vostro congiunto. Ma l'unico modo per aiutarlo veramente è lasciar lavorare chi (forse) il soccorritore lo fa di mestiere.

sabato 21 febbraio 2009

Siamo di passaggio

Recentemente diversi avvenimenti mi hanno fatto riflettere sul fatto che "siamo di passaggio".
E' inutile che vi grattiate, cari. Prima o dopo, finiamo tutti a spingere radicchio.
E allora? E allora niente, solo che quando questi "passaggi" ti colpiscono da vicino credo che sia normale riflettere. Due persone che non conosco ma che sono "amici di amici" se ne sono andate in età troppo verde (34 uno, 38 l'altro) ma soprattutto in modo repentino, senza il minimo "preavviso". Poi qualche settimana fa, la scomparsa di una persona che conoscevo direttamente per diversi motivi: suonavamo in gruppi musicali "vicini" e le nostre vicende personali si sono incrociate in un paio di occasioni. Anche lui 38 anni, anche per lui è arrivata la parola "fine". Paradossalmente quando accade per un incidente, siamo (o forse sono?) più disposto ad accettarlo. Ma spegnersi senza preavviso e senza apparente motivo è una cosa che dapprima mi provoca sgomento, poi arriva la rabbia per quello che percepisco come "ingiusto". E infine un pensiero molto egoistico:"Marco, vedi di goderti ogni giorno, perchè come vedi... potrebbe essere l'ultimo e tu nemmeno lo immagini."
Ma c'è anche chi questo "passaggio" lo aspetta, lo desidera, e la sorte beffarda gli impedisce di effettuarlo. Penso ovviamente ai vari malati terminali che vorrebbero farla finita con le sofferenze, e per un motivo o per l'altro non hanno la possibilità di esaudire il proprio desiderio.
Anche per la morte, sembra valere il buon vecchio adagio: chi ha il pane non ha i denti, e chi ha i denti non ha il pane. Non pretendo di sapere cosa sia meglio per gli altri, ma ritengo di sapere bene cosa sia meglio per me... e queste mie convinzioni le ho "eternate" su un testamento biologico. Che in Italia ha il valore della carta da culo, ma almeno nessuno potrà dire che il sottoscritto non aveva opinioni in merito al trattamento che desidera, nel caso perda la sua consueta verve e passi a rapportarsi con il mondo esterno con le stesse modalità di una pianta da arredamento. Tra l'altro mi viene da fare un appunto sul cosiddetto "testamento biologico". Nel prestampato che ho trovato, si richiede al sottoscrittore di decidere anche sulle esequie, su eventuale cremazione, eccetera eccetera. Sarà che sono ateo, ma la cosa mi fa sorridere. Che cosa me ne frega di cosa faranno del mio corpo, una volta che non sarà più "mio"? Deciderà chi resta. Se avranno piacere di farmi un funerale, che facciano. Se preferiranno evitare, che evitino. L'unica cosa che mi preme, siccome odio gli sprechi: se serve qualche pezzo accomodatevi pure, ma poi bruciate tutto il resto, che l'idea di occupare spazio anche da morto mi dà un po' noia. Mi sembra scorretto: chi è vivo ha bisogno di spazio, chi è morto può farne tranquillamente a meno.

lunedì 9 febbraio 2009

Sul testamento biologico e altre amenità

Ciao a tutti, questa sera scrivo a caldo, sull'onda di due cose che mi hanno fatto riflettere.
La prima è il post del Dottordivago sulla donazione degli organi, la seconda è una notizia di pochi minuti fa: Eluana Englaro è deceduta.
Il risultato del post del divagatore folle è che mi sono scaricato un bel prestampato di testamento biologico, l'ho preparato con i miei dati e nei prossimi giorni lo firmerò e consegnerò a chi di dovere (anche se so che sarà accolto da sacrosante grattate e scongiuri).

Ma passiamo alla seconda faccenda...
Sono diversi giorni che mi rifiuto di leggere notizie e ascoltare i telegiornali che invariabilmente sparano minchiate a raffica sulla questione. E allora, vi chiederete voi... adesso vuoi spararne un po' tu, di minchiate? Si. Tanto mi leggete in dieci, e avete il vantaggio che se vi annoio basta un click dell'indice per spazzarmi via.

Ah ecco, volevo un po' vedere se avevi il coraggio di interrompere qui la lettura!

Dicevo di minchiate a raffica... quello che mi ha fatto più imbestialire è (manco a dirlo) lo psiconano. Come si fa a dire "Eluana potrebbe avere anche dei figli".
Forse non gli hanno spiegato che viveva attaccata a un sondino da 17 anni? Non riesce ad immaginare in che condizioni disastrose fosse il suo corpo?
E quell'altro simpaticone di Pierferdi a tenergli banco: "E' un omicidio". Pierferdi, fammi una cortesia: prima di parlare, mettiti un sondino su per il naso, un catetere, e stai immobile per... diciamo due mesi. Passati i due mesi, ci racconti come va. Poi moltiplica tutto per 100 (eh si... 17 anni sono OLTRE 200 mesi, o 6000 giorni) e forse il tuo cervellino arriva a capire come potresti stare in quelle condizioni. Ma soprattutto, immagina i tuoi cari come sarebbero contenti, a vederti vegetare giorno dopo giorno. Poi riparliamo di omicidio, ok?

Ma passiamo al tocco italiota della faccenda. L'ANSA nei giorni scorsi riportava:

Gli ispettori inviati dal ministro Sacconi visitano la clinica e verificano alcune irregolarità di tipo amministrativo sull'uso della stanza

Eh, son problemi. C'è un detto che recita:"Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito." Qui siamo andati oltre: qualcuno fa notare che ci vorrebbe una regolamentazione sul testamento biologico, e la risposta è un'ispezione amministrativa ad una clinica.
Ma forse mi sbaglio: magari Eluana è morta perchè il contratto tra l'associazione "per Eluana" e la clinica "La quiete" conteneva degli errori di ortografia.

Infine il top del disgusto: lo raggiungiamo questa sera, grazie ai nostri beneamati (dis)Onorevoli. Il Senato è riunito in seduta straordinaria per discutere il disegno di legge che dovrebbe costringere i medici a ri-alimentare Eluana. Giunge la notizia della morte dell'interessata, e i nostri simpatici eletti cosa fanno? Ecco il titolo del Corriere:

Marca "bravo" ai senatori. Ottimo modo di dimostrare il vostro cordoglio, la reale partecipazione ad un dramma che si trascina da oltre diciassette anni. Un bell'esempio per le persone che ancora vi ritengono importanti, una splendida figura nei confronti della famiglia.