mercoledì 19 novembre 2008

Cangiaelo!!!

Anni fa, mentre facevo il volontario in Croce Rossa, frequentavo spesso l'ospedale San Carlo, a Genova-Voltri. E' un ospedale ricavato da un'antica villa... la struttura è molto vecchia, e gli adattamenti per renderlo utilizzabile come ospedale sono stati sofferti e a spesso poco azzeccati. Fatto sta che l'ascensore principale, all'epoca (ma suppongo ancora adesso) era vecchio, lento e fatiscente. Si guastava ogni due giorni, costringendo degenti e personale ad utilizzare le scale. Dopo alcuni guasti (riparati con la celerità che si può immaginare in una struttura pubblica) all'interno dell'ascensore venne affisso un cartello, scritto dalla direzione sanitaria, che ricordava:

"E' vietato sovraccaricare l'ascensore. Si invitano gli utenti a pazientare durante l'apertura e la chiusura delle porte. Qualora l'ascensore si arrestasse tra un piano e l'altro, attendere l'intervento del personale dell'ospedale. Visti i frequenti guasti, si invitano gli utenti ad utilizzare le scale per brevi tratti. Non utilizzare l'ascensore con pazienti che potrebbero necessitare di cure urgenti."

Un ignoto genio, sotto al cartello, con un pennarello nero scrisse una sola parola:

CANGIAELO!

Per chi non lo sapesse... significa cambiatelo, in genovese.

E da quel giorno, ogni volta che qualcosa di vecchio e malfunzionante mi impedisce di far bene il mio lavoro o mi disturba l'esistenza, sbotto in un "cangiaelo!". Vale per tutto: computer, stampanti, funzionari doganali, procedure burocratiche... qui a Trieste, quando mi capita, le persone che ho intorno raramente capiscono cosa io stia dicendo, e pensano sia impazzito all'improvviso.

Ma forse lo sono davvero, un po' pazzo. :-D

domenica 16 novembre 2008

La bimba più che buona (amarcord)

Anni fa ho servito come volontario in Croce Rossa. Da quell'esperienza sono nate alcune amicizie, alcuni tormentoni... e son rimaste alcune storie, che in confronto i reality show sono reali quanto i cartoni animati. Ecco quindi l'idea di (ri)proporne alcune, visto che in questo periodo ho poco tempo da dedicare a questo blog.

- "Croce Rossa, Buongiorno."
- "Ciao, è il 118. Hai una squadra?"
- "Si, dimmi." (allungando le mani verso carta e penna...)
- "Via Leopardi 14, Codice Rosso, Perdita di coscienza, uomo cinquantenne"
- "Partiamo subito, ciao."

E' così che inizia un intervento di emergenza. Uno squillo del telefono, e poche parole bastano per mettere in fermento tutta la sede: dove sarà la via segnalata? Ci passo col Ducato? No, prendi lo Scudo, che è più stretto...chi va? Vado io, no, io... portati Tizio, che così impara qualcosa! Non so ancora come, ma mi trovo alla guida dell'ambulanza, diretto verso una vicina località balneare. Siamo ancora appesantiti dal mega pranzo appena terminato, ma il 118 ci ha passato un codice rosso (paziente in pericolo di vita). Non ho la più pallida idea di dove si trovi Via Leopardi : non è nella nostra zona di copertura, ma siamo l'ambulanza più vicina. Il collega impugna fiducioso TuttoCittà, la salvezza di noi pellegrini dell'emergenza sanitaria. Pochi chilometri di strada, percorsi con l'ovvia sirena accesa, ed eccoci giunti in paese... ma dove cazzo è Via Leopardi? Su Tuttocittà non c'è. Scopriamo con raccapriccio che il liso volumetto che stiamo consultando risale, come gran parte della nostra attrezzatura, agli anni 70; quindi Via Leopardi sarà sicuramente nella zona nuova. Si ma dove? Il tempo passa impietoso, chiedo a un benzinaio, ma lui non è di lì. Ha un esercizio commerciale, tutti i giorni va a lavorarci... ma non è di lì. Chiedo ad altre persone,... sono turisti, niente da fare. Finalmente una signora anziana. Ha l'aria della casalinga che torna a casa con la spesa:

- "Scusi signora, Via Leopardi?"
- "deve girare di là, poi prendere la salita sulla destra, svoltare... è un po' complicato!"
- "se la sente di accompagnarci?"

In realtà quello che "se la deve sentire" sono io: se avessi un incidente con a bordo un "civile" non autorizzato, penso che mi spetterebbe il plotone di esecuzione. Ma lei non può saperlo...
- "si, tanto sono di strada!" (speriamo bene...)

faccio salire la signora davanti, e lei, per nulla impressionata dalla sirena, ci guida verso Via Leopardi. Siamo quasi arrivati, ma...

- "ecco, io se non le spiace scendo qua, grazie. Via Leopardi è la seconda a destra."

Salutata la nostra preziosissima guida (no signora, non so come si chiama il signore che sta male... no so se sia il fruttivendolo!!! arrivederci e ancora grazie), imbocco Via Leopardi contromano: la signora non ha tenuto conto dei sensi unici... scendiamo davanti al portone. Presto, presto! Quello era svenuto, in pericolo di vita! Se aveva un'infarto, è già morto. Speriamo in qualcosa di meno grave... 4 Piani di scale di corsa, trasportando il materiale da rianimazione e altre carabattole, ed eccoci! Ci apre la porta una bella ragazza, che ci indica, per nulla preoccupata, un uomo riverso in terra nell'ingresso: lo scavalca e si allontana. Tentiamo di valutare le condizioni: polso normale, respirazione leggera, non risponde che debolmente agli stimoli, sia uditivi che tattili. Probabilmente è un ictus cerebrale. Lo mettiamo in una posizione "sicura", chiamiamo col cellulare il 118, per chiedere l'intervento dell'automedica. Mi dicono che l'hanno già inviata (meno male!) allora vado a recuperare la barella, la coperta, le cinghie... Torno insieme al medico e riferiamo le condizioni del paziente. Vorremmo sapere qualcosa di più... e chiamiamo la ragazza, che risponde alle domande del medico con evidente fastidio:

- "scusi è suo papà?"
- "già."
- "soffre di qualche disturbo? Cuore, pressione, prende medicinali?"
- "mah... non so... fuma."

e si allontana nuovamente, come se la cosa non la toccasse minimamente! Mentre gli altri si danno da fare per mettere il paziente sulla barella, mi cade l'occhio su un attestato appeso alla parete: è uno di quei premi delle scuole elementari, assegnato alla "bimba più che buona". Evidentemente si è guastata crescendo... La "bimba più che buona" decide anche di non venire all'ospedale con suo papà: aspetta la mamma che esce dall'ufficio alle 17. Sono le 14, e suo papà potrebbe non arrivare vivo in ospedale, ma lei aspetta le 17. Come vuole. Il resto è storia di tutti i giorni: camallare giù per 4 piani di scale un uomo di 90 chili, più la barella e il defibrillatore... un viaggio alla massima velocità possibile verso il reparto di rianimazione più vicino, la consegna del paziente ad altri medici. Non ho più visto la "bimba più che buona" e spero di non incontrarla di nuovo.
Il suo ricordo mi dà i brividi.

martedì 11 novembre 2008

Alitalia: V A F F A N C U L O

Tanto per essere chiari.
Ieri sono stato vittima dello sciopero selvaggio Alitalia.
Il mio volo sarebbe dovuto essere un normalissimo Genova - Fiumicino - Trieste.
Normalissimo una sega, direte voi... cosa vai a farci a Fiumicino per andare a Trieste? Le misteriose regole delle compagnie aeree vogliono che per fare 400 Km, me ne debba sciroppare 1000. E' un po' come alzarsi presto alla mattina per andare a pisciare lontano... ma siccome il cesso è il loro, tocca adeguarsi.
Ma torniamo al volo... partenza da Genova alle 11.10, previsto arrivo alle 12.00 a Fiumicino.
Poi partenza da Fiumicino alle 13.20 per arrivare a Trieste alle 14.20 o giù di lì.
Alle 10 sono in aeroporto, e già marca male: al check in mi dicono che il volo per Roma non è ancora partito da Fiumicino, per "problemi su una pista". Siccome ho la coincidenza da prendere, mi fanno imbarcare su un volo AirOne... e apro una parentesi.
AirOne - Alitalia: 5 a 0.
Aereo nuovo, pulito, silenzioso. Due sventole di hostess (non guasta) per giunta gentilissime e preparate sugli orari dei voli e sull'ubicazione dei gate a Fiumicino. Non serve che vi dica perchè ad Alitalia ho dato 0, vero?
Arrivo a Fiumicino alle 12.30. Giusto in tempo per rifare il check-in al banco Alitalia (a Genova non potevano farmi la carta d'imbarco perchè cambiavo compagnia !? ) e dispormi in attesa davanti al gate A12.
E qui comincia il cinema.
Allo stesso gate imbarcano altri 2 voli, in contemporanea, ambedue per Milano.
Dietro al desk ci sono tre megere in abito verde, che cercano di controllare la situazione.
Gli annunci prodotti da una delle tre sono di questo tenore:

"I passegge …. lo…. enti…anta….sono pregati …..rsi ….gate ….odici."

Se non sei a un metro, non capisci una beneamata. E se sei straniero? Cazzi tuoi. Annunci solo nella lingua del sommo. Nel frattempo le altre due, in perfetto romanesco (che come noto è idioma compreso da gran parte della popolazione europea) smistano il traffico di quelli che arrivano a quel gate convinti di imbarcare sui voli effettivamente indicati sul display sopra le teste delle tre grazie... ma ovviamente il display è sbagliato.
In mezzo a questo casino esce dal gate un pilota, che raccoglie quella decina di passeggeri diretti a Trieste e spiega, con aria mesta, che dobbiamo attendere qualche mezz'ora a causa della carenza di personale di terra addetto allo scarico dei bagagli. In pratica l'aereo c'è (lo ha portato lui, e lo vorrebbe riportare a Trieste) ma manca il facchino. Giuro che sono stato tentato di dire: bene, le braccia le ho buone: dove devo mettere il bagaglio che disturba? Poi il "buon senso" ha avuto il sopravvento. Intanto si son fatte le 13.30... vado a mangiare un panino e a scrivere due boiate all'amico dottor divago .
Mentre scrivo... arriva la ferale notizia: il mio volo è stato cancellato.
Me l'aspettavo, e a parte qualche madonna, ho avuto una reazione controllata.
A questo punto vado al desk Alitalia per sapere che si fa... e dopo solo un'ora di coda, mi danno una seconda carta d'imbarco, per il volo AZ1361 delle 17.20.
Però sono in "stand-by", ovvero in lista d'attesa.
La signorina mi dice di recarmi al gate A23, anzi... al desk di fronte al gate A23 denominato "waiting list" lì mi sapranno dare maggiori informazioni. Peccato che a quel desk, così come a TUTTI gli altri gate al piano, non si veda anima viva.
Alle 17.45 corre voce che tutti i voli a parte quello per Bari siano stati cancellati.
Torno al desk Alitalia: vedo dai display che il mio secondo volo è stato cancellato. Per parlare con un'addetta dovrei fare almeno 2 ore di fila.
Alle 18.00 affitto una macchina e parto per Trieste, dove arriverò alle ore 1.00 dopo 700 Km di autostrada.

Auspico la chiusura totale di Alitalia.

Non tanto per lo sciopero (ci può stare) ma per la TOTALE mancanza di informazioni ai clienti.
I 300 euro che gli ho dato per il volo erano buoni.
A Genova, prima di partire, sarebbe bastato dirmi: "bella stella, già hai goduto dei nostri servizi per fare Trieste - Genova. Oggi non se ne parla: abbiamo di meglio da fare che scarrozzarti fino a Trieste".
Mi sarei noleggiato una macchina e alle 16 sarei arrivato a destinazione.
Invece mi hanno dovuto far arrivare a Fiumicino... e mi hanno tenuto là per 6 ore senza dirmi nulla, rimpallandomi da desk a desk. Tempo fa scrivevo che forse i dipendenti Alitalia fanno più danno quando lavorano che quando stanno in cassa integrazione. Adesso ne ho la conferma.

venerdì 7 novembre 2008

Una preghiera per Obama

No, non in quel senso.
Non prego neanche in chiesa, essendo ateo... figuriamoci se prego il neo-eletto presidente USA.
A proposito: mi fanno un po' ridere e un po' pena quelli che adesso vedono in Obama il "deus ex machina", quello che salverà l'america e il mondo dal mare di merda in cui siamo. SVEGLIA! Anche se è il presidente degli stati uniti, è sempre un uomo. Lasciatelo lavorare e non rompetegli troppo le palle, che forse qualcosa di buono riuscirà a farlo.
Il termine preghiera che ho usato nel titolo va inteso nel senso di "esortazione".
Obama: ascolta un fesso.
Non dare peso alle parole del nostro beneamato Premier. Ha detto che sei abbronzato: mica è un offesa. Non farci caso, lui è fatto così. Se proprio ti vuoi vendicare, e magari fargli capire che su certe cose è meglio scherzare poco... al prossimo incontro fagli notare che lui è un "simpatico vecchietto nanerottolo".
Col sorriso sulle labbra, naturalmente.

sabato 1 novembre 2008

Discriminazione

In questi giorni (anche oggi, che se non ricordo male è festivo) sono oberato di lavoro.
Sembra che tutte le navi del mondo abbiano deciso di fare scalo a Trieste, e tutti gli armatori si siano innamorati della "mia" agenzia. 'zzo ti lamenti, direte voi. Non siamo mai contenti... se c'è poco lavoro piangiamo il morto, se è troppo ci lamentiamo.
Comunque mi è capitato di guardare un Tg (pessima abitudine. Devo smettere, lo so...) dove si parlava di una cosa nuova. Nessuno ne ha mai sentito parlare... il crack Alitalia.
C'erano alcuni personaggi (sindacalisti? esperti? boh...) che cianciavano come al solito: "Blah blah blah occupazione blah blah piano industriale blah blah ammortizzatori sociali blah blah blah sicurezza ". Tra un blah e una cazzata mi giunge alle orecchie che i poverelli che perderanno il lavoro saranno messi in cassa integrazione. Provvedimento che potrà durare fino a sette anni.
MINCHIA!
SETTE ANNI???
Questi potranno stare sette anni a casa e prenderanno una quota parte del loro attuale stipendio.
Perchè io non posso fare lo stesso?
Sarebbe bello. Domani metto in vendita l'agenzia.
Basta navi, basta svegliarsi alle 3 della mattina perchè un marinaio filippino si è perso o perchè un ispettore di compagnia vuole tornare a casa e non sa chiamarsi un taxi.
Basta lavorare sabati, domeniche, festivi, prefestivi, isole comprese.
Basta pagare circa il 50% di quello che guadagno in tasse.
Basta espletare adempimenti burocratici assolutamente e palesemente inutili.
Basta sopportare la vista di gente che non fa altro che generare carte inutili e auto-referenziarsi per proteggere il proprio posticino di potere piccolo piccolo.
Vendo, cerco una cordata di amici che facciano finta di comprare l'agenzia, e nel frattempo mi metto in cassa integrazione. Sono onesto: al 50% dello stipendio.
Per 5 anni, non 7. E in quei 5 anni mi invento un altro mestiere... magari il collaudatore di materassi. O prendo il brevetto da elicotterista. O vado a zappare la terra. O...
Basta sognare. Io devo continuare a lavorare. Se non lavoro, non mangio ecc ecc...
Ma ho un sospetto: il sistema è fatto in modo che io lavori, perchè sono più conveniente da lavoratore che da cassintegrato.
Mettere 10.000 persone in cassa integrazione per 7 anni significa probabilmente che quelle 10.000 persone sono meno convenienti da lavoratori che da cassintegrati.
Sono forse dei guastatori? Qualcuno magari... ma tutti e 10.000 non credo.
Allora perchè la collettività deve accollarsi le spese per pagare la cassa integrazione? Se domani si prosciugasse l'adriatico, il sottoscritto si troverebbe con una mano davanti e una dietro. E si ingegnerebbe a far qualcosa per campare, magari da qualche altra parte vicino al mare (senza il "freatellone blu" mi manca l'aria).
Di quei 10.000 magari qualcuno ne avrà davvero bisogno della cassa integrazione... chi per due mesi. Chi magari per un anno. Arrivo a capire anche due anni, in casi particolari. Ma se non sei appartenente ad una categoria protetta, ed in DUE anni non riesci a levarti dal culo, sei come i panda. E come dice un mio amico: devi morire.

No, non ce l'ho con i panda. Per maggiori chiarimenti circa la filosofia de "il panda deve morire" visita http://ilpandadevemorire.wordpress.com/perche-il-panda-deve-morire/

Alla prossima...